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Screzi tra magistrati sui processi a Berlusconi

Non è piaciuta a molti consiglieri del Consiglio superiore della magistratura la nota con la quale il Comitato di presidenza dell’organo di autogoverno della magistratura ha lanciato un appello affinché sia garantita “la celebrazione sia dei processi sia della consultazione elettorale in condizioni di massima serenità”. Nel plenum di oggi ha trovato più spazio la polemica per la presa di posizione del Comitato che il monito di Giorgio Napolitano sul “prestigio dell’istituzione” intaccato dalla lentezza nelle nomine direttive a causa delle tensioni fra le correnti.

In forma rigorosamente anonima, qualche consigliere, conversando con i cronisti, ha attribuito a una moral suasion del Quirinale la nota sulle “interferenze” fra processi e politica: nota generata dalle polemiche di marca Pdl per la mancata concessione nel processo Mediaset del legittimo impedimento per campagna elettorale a Silvio Berlusconi. In plenum oggi i componenti del Comitato hanno evitato lo scontro: il vicepresidente del Csm Michele Vietti ha taciuto ed ha poi fatto sapere ai cronisti di non voler commentare neppure a margine della riunione. Silente anche il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, solo il primo presidente della Suprema Corte Ernesto Lupo ha preso la parola in plenum per precisare il senso dell’iniziativa.

“Trovo – ha attaccato Enrico Carfì, togato di Area – che il Comitato di presidenza sia andato al di là delle proprie competenze finendo per realizzare proprio quello che al punto 1 del suo comunicato afferma invece di non poter fare: ovvero sia una interferenza sui delicati procedimenti in corso a Milano”.
Angelantonio Racanelli di Magistratura indipendente ha osservato che “occorre ristabilire il principio che il consiglio è un organo collegiale che parla solo attraverso il plenum”. Stessa linea dal suo collega di gruppo Alessandro Pepe, secondo il quale “su temi così delicati occorre una riflessione comune del plenum prima di rappresentare posizioni all’esterno”. Anche Roberto Rossi di Area ha chiesto di tornare alle “regole istituzionali” che “impongono l’apertura di una pratica e un pronunciamento del plenum”.

Il laico Glauco Giostra (Pd) ha ammonito il Comitato a “non inseguire le provocazioni del mondo esterno”. Mentre Bartolomeo Romano, laico del Pdl, ha ravvisato nel dibattito “un certo tasso di ipocrisia”, dal momento che critiche analoghe non sono state avanzate in occasione di altre prese di posizione politicamente più gradite. “Questo consiglio – ha affermato – è stato protagonista di un ruolo sminuito dei consiglieri e sovradimensionato del Comitato di presidenza e del vicepresidente”. “Intenzioni probabilmente nobilissime” quelle del Comitato, a giudizio di Riccardo Fuzio (Unicost) “ma non so – ha aggiunto – se questo aspetto possa essere di competenza del Csm”. La difesa di Lupo è stata soprattutto tagliata sul contenuto della nota di lunedì, a suo dire male interpretata dalle letture giornalistiche, dal momento che l’appello alla serenità e contro le strumentalizzazioni era rivolto “non solo ai giudici ma anche alla politica”.



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