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E ora non ci azzardiamo a chiedere aiuto alla Bce di Draghi

Abbiamo votato. Contro l’austerità. Contro l’austerità. Contro l’austerità!

E’ stato un urlo corale, immenso che è venuto da tutta la penisola: la sconfitta di Monti in questo senso è mostruosa, ha perso 90 a 10. Avesse ascoltato quanto gli chiedevamo da questo blog da più di anno chissà … Ma no, non era nel suo DNA, l’anti austerità. Ha perso, e gli va dato atto dell’eleganza del gesto di ammettere subito la sconfitta. Ma ora è fuori, basta. E non deve rientrare dalla finestra sotto le mentite spoglie di una organizzazione non politica basata a Francoforte cui non spettano decisioni decisive per il nostro futuro come quelle delle politiche economiche da adottare.

Ma non è nemmeno questione di attribuzione o meno di competenze. E’ questione, appunto, di evitare il suicidio.

L’ingresso a gamba tesa della BCE sarebbe un suicidio per coloro come me che credono ancora nel fatto che senza euro s’interromperebbe per un lungo periodo la costruzione comune europea e vedono in ciò una sciagura.

Sono 2 i motivi che mi portano a sostenere che l’intervento della BCE porterebbe alla fine dell’euro. Primo, perché l’austerità negoziata nell’accordo con la BCE ucciderebbe l’euro (non è l’euro che genera austerità, ma le folli politiche che si perseguono all’interno della sua area) tramite quella recessione che con il voto abbiamo rifiutato. Secondo, perché con il voto abbiamo anche rifiutato 90 a 10 che la nostra politica economica fosse dettata unilateralmente da Bruxelles come è stata in maniera ottusa in questi ultimi anni.

Continuare a giocare con i processi democratici come se nulla fosse, ignorandoli, non sarebbe più tollerato: sarebbe una prova eclatante della non democraticità dell’attuale costruzione istituzionale europea che non rispetta il voto popolare, una prova talmente eclatante da rendere il partito non euro sempre più forte.

Entro 1 anno la coalizione di Grillo, che pure oggi non è a vocazione maggioritaria contro l’euro, si riempirebbe di adepti dell’uscita dall’euro, richiedendo ed ottenendo un referendum su questo e con buone possibilità vincendolo. Usciremo dall’euro, pensando di avere risolto i nostri problemi e invece di avere combattuto per un’Europa migliore avremo abbandonato la sfida di migliorarci tramite dialogo e crescita. Ma sarebbe inevitabile.

(sintesi di un commento più articolato che si può leggere qui sul sito dell’economista Gustavo Piga)



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