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Così i manager italiani incalzano Monti per tutelare Finmeccanica

Sulla vicenda Finmeccanica, il premier Mario Monti ha annunciato che interverrà sulla governance. “Era ora, ne siamo lieti ma, francamente, ci appare una iniziativa quanto meno tardiva visto come la situazione è evoluta”. E’ netto il commento del presidente di Federmanager, Giorgio Ambrogioni, nei confronti del capo del Governo in merito agli ultimi sviluppi della vicenda che ha portato agli arresti del presidente e amministratore delegato di Finmeccanica, Giuseppe Orsi.

L’irritazione di Ambrogioni è motivata dal fatto che “è da aprile 2012 che abbiamo cominciato a sollecitare il Governo ad occuparsi del futuro di Finmeccanica: non siamo stati ascoltati – spiega il presidente dell’associazione che riunisce manager e dirigenti pubblici e privati – e oggi ci troviamo di fronte ad una situazione oggettivamente molto più difficile. La Magistratura accerterà se ci sono o meno responsabilità, noi siamo garantisti, ma il gruppo Finmeccanica non può restare acefalo e, pertanto – chiede il presidente di Federmanager – il governo assuma decisioni rapidissime affidando il Gruppo ad un manager di comprovata autonomia, altissima competenza, che sia in grado di prendere subito in mano una realtà industriale assai complessa, che opera su scala globale ed in mercati molto peculiari”.

“Per quanto ci riguarda – continua Giorgio Ambrogioni – come soggetto sociale che fa dell’etica e della responsabilità sociale i cardini della propria azione di rappresentanza, vogliamo assicurare il Paese che le aziende del Gruppo Finmeccanica dispongono di una struttura manageriale, fatta di
dirigenti, ricercatori e quadri di primissimo livello e che sono in grado di garantirne la continuità. Finmeccanica è una realtà fatta di 70.000 lavoratori che deve essere salvaguardata e valorizzata.”.

Infine, una preoccupazione che investe l’intero sistema Paese. “La vicenda Finmeccanica segue di pochi giorni quella relativa all’Eni e richiama anche la problematica Ilva: rischiamo di assistere al disfacimento di una parte fondamentale del nostro sistema industriale, con ricadute drammatiche su migliaia di piccole imprese, e tutto questo – conclude Ambrogioni – avviene nel sostanziale disinteresse di una politica che continua a parlarsi addosso e si mostra incapace di assumere decisioni forti e coraggiose relativamente al futuro manifatturiero ed occupazionale di questo Paese”.



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