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Il vizio dei cinesi che costringe Gucci a rallentare la sua corsa asiatica

Spendi e spandi in viaggio? I cinesi, come souvenir delle loro trasferte all’estero punterebbero sul gran lusso, e il marchio italiano Gucci, di proprietà del gruppo Ppr, ha rivisto verso il basso la sua espansione in Cina. “Stiamo entrando in una nuova fase di crescita, abbandonando l’espansione del numero di negozi per il consolidamento”, ha spiegato Gucci. La ‘maison’ di alta moda e articoli di lusso ha ancora tuttavia “progetti per continuare ad aprire nuovi negozi e riqualificare quelli già esistenti nella Cina continentale, anche se a un ritmo diverso rispetto agli ultimi anni”.

I cinesi, d’altra parte, acquistano sempre più spesso beni di lusso all’estero. Nel 2012, l’aumento delle vendite di beni di questo segmento in Cina è stata limitata al 7%, inferiore a quello della crescita economica, che ammontava a 7,8%, secondo uno studio pubblicato nel dicembre dalla società Bain & Company. Lo scorso anno i cinesi agiati, che viaggiano sempre di più, hanno fatto il 63% dei loro acquisti in questo settore all’estero, una percentuale che continua ad aumentare, secondo lo studio.

Secondo il quotidiano economico cinese Diyi Caijing Ribao, l’amministratore delegato di Ppr Francois-Henri Pinault ha deciso di non aprire nuovi punti vendita Gucci in Cina nel 2013.



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