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I conti che non tornano di Grillo

Manca ancora un po’ alle 18.00 ma le bandiere a 5 Stelle già sventolano in piazza San Giovanni a Roma, location a cui Beppe Grillo ha affidato le sorti della sua ultima tappa dello Tsunami tour. I toni sono sensazionalistici: “Chi ci sarà lo racconterà ai suoi nipoti: “C’ero anch’io a San Giovanni, il giorno che cambiò l’Italia”, ha scritto Grillo su Twitter.

E a campagna quasi finita un consiglio per “quelli di piazza San Giovanni” arriva da Stefano Feltri, capo dell’economia al Fatto Quotidiano: “Grillo non documenta le spese per la campagna, anche se lo aveva promesso”, è il monito lanciato dal giornalista su Twitter.

E a chi contrattacca Feltri risponde: “Grillo ha un non programma, un non statuto, una non trasparenza, un non leader… il 20% degli italiani lo vota al buio”.

Il giornalista del Fatto, in passato al Foglio e al Riformista, fa riferimento ad una richiesta di donazioni da parte del Movimento 5 Stelle:

“Mancano meno di due mesi alle elezioni politiche, per vincerle abbiamo bisogno del tuo aiuto.  L’obiettivo è raccogliere un milione di euro. Ogni spesa sarà documentata e l’eventuale residuo sarà destinato al conto corrente per i terremotati dell’Emilia. Chi vorrà, inserendo i suoi dati, potrà essere visibile nella lista dei donatori. Grazie del tuo supporto”, scriveva Grillo per rimpinguare le casse del Movimento.

Ma Grillo non aveva detto prima dell’inizio della campagna elettorale che per fare politica non servono soldi? Piccolo particolare annientato ovviamente dalla minuziosa attenzione nella gestione e nella richiesta di soldi ai simpatizzanti, vedi non solo la campagna di raccolta di 1 milione di euro per le politiche ma anche i 50 milioni che andranno non ai gruppi di Camera e Senato ma alla società di comunicazione decisa da Grillo.  E a proposito di conti che non tornano Formiche.net ha approfondito in passato la questione svelando gli elementi inediti e sconosciuti della gestione aziendale di Gianroberto Casaleggio, guru del comico genovese, emersi con l’inchiesta di Antonio Amorosi.

Considerata la controversa gestione di un manager (Casaleggio) è lecito porsi qualche interrogativo



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