È un ritratto in chiaroscuro quello tracciato dal Fondo Monetario Internazionale in un recente rapporto sulla Francia. L’analisi tocca in modo specifico diversi aspetti, dalla solidità delle banche transalpine alle riforme già effettuate e quelle da mettere in campo per sostenere in modo adeguato la crescita.
Le banche francesi: buona solidità finanziaria
Dopo una rapida crescita dettata dalla stagione delle acquisizioni e frenata dalla crisi economica, le banche transalpine sono, allo stato attuale, competitive rispetto alle loro concorrenti occidentali, sebbene abbiano risentito di un minor sostegno economico da parte dello Stato come invece avvenuto in Regno Unito e USA.
Gli istituti di credito, che in Francia diversificano in modo variegato e efficace i propri investimenti, appaiono in salute e all’avanguardia nel bancassurance, sebbene caratterizzati da alcune vulnerabilità che dovrebbero essere sanate introducendo una migliore gestione della liquidità e una divisione più netta tra funzioni commerciali e speculative.
Le banche francesi sono caratterizzate inoltre da una buona presenza internazionale in Europa e in Italia in particolare, soprattutto grazie all’acquisizione della Bnl da parte del gruppo Bnp.
Crescita e ricadute finanziarie della Francia
È prevedibile che la Francia subisca un incremento dei prezzi nel mercato interno a causa del continuo consolidamento fiscale dei propri partner commerciali.
La Francia è particolarmente vulnerabile agli shock provenienti dai Paesi dell’area euro con alto spread. Mentre il grado relativamente basso di legami commerciali con i Paesi non appartenenti all’area euro ha aiutato la Francia a superare la crisi finanziaria del 2008 e 2009 – originata negli Stati Uniti – in modo migliore rispetto ad altre nazioni simili, i legami commerciali e la vicinanza a diversi Paesi dagli spread particolarmente elevati – soprattutto Italia e Spagna – implicano l’elevata vulnerabilità della Francia agli shock in questi Paesi.
La Francia influenzerà anche i suoi vicini, in particolare le piccole economie aperte nell’area dell’euro. In particolare, il piano di risanamento di bilancio della Francia per il 2013 e il 2014 avrà con probabilità un impatto significativamente negativo su Belgio e Paesi Bassi. Uno shock negativo della domanda in Francia influenzerà anche in modo rilevante una serie di piccoli Paesi della zona euro.
Riforme strutturali e performance dell’export
I risultati econometrici indicano che alcune riforme strutturali hanno il potenziale di migliorare la competitività dei Paesi avanzati, tra i quali la Francia.
Riforma del regime commerciale. Più barriere alle importazioni significano meno desiderio di migliorarsi per le aziende e meno vantaggi per i consumatori.
Promuovere l’innovazione. Il miglioramento delle esportazioni non è semplicemente legato all’aumento della spesa per ricerca e sviluppo, ma piuttosto all’aumento dell’efficienza di ricerca e sviluppo (misurata dal numero di brevetti). Varie riforme, che vanno dagli incentivi fiscali a politiche mirate per l’istruzione e per la concorrenza, potrebbero contribuire a raggiungere questo risultato.
Riduzione della tassazione sul lavoro. Il taglio del cuneo fiscale ridurrebbe il costo unitario del lavoro, che è un fattore decisivo nella competitività delle esportazioni.
Portare la rigidità del mercato del lavoro e l’innovazione della Francia al livello medio degli altri Paesi avanzati, potrebbe migliorare in modo rilevante la performance delle esportazioni.
Vantaggi derivanti dalla liberalizzazione del settore dei servizi
In passato, la Francia ha spesso liberalizzato il suo settore dei servizi nel quadro di una iniziativa a livello europeo. La Francia sta recependo la direttiva Ue sui servizi nel diritto nazionale, ma la deregolamentazione di molti servizi professionali rimane orientata in modo da proteggere le rendite e scoraggiare l’ingresso e la concorrenza. Nell’ambito del “Piano d’azione per la crescita e l’occupazione” del G20, la Francia si è impegnata a “rafforzare la concorrenza nei servizi ai consumatori”, aumentando quella “nei settori di vendita al dettaglio, energia, telecomunicazioni e nel settore immobiliare”.
Il completamento della liberalizzazione nel settore dei servizi darebbe beneficio all’intera economia, aumentando produttività e le esportazioni. Studi empirici suggeriscono che l’impatto della liberalizzazione dei servizi di rete e di quelli professionali avrebbe l’effetto più dirompente per la crescita e le esportazioni.
Di qui, la deregolamentazione del settore dei servizi può contribuire ad affrontare la perdita di competitività, che precede la crisi attuale, ma rischia di diventare ancora più grave se l’economia francese non si adatta, insieme con i suoi principali partner commerciali in Europa, in particolare Italia e Spagna, ma anche Portogallo e Irlanda, che sono ora impegnati in riforme profonde dei loro settori dei servizi.