Si chiama “Archeogenetica” e cerca di rispondere a domande alle quali non è stata data una risposta certa con le tradizionali tecniche di analisi utilizzate dagli storici e dagli archeologi.
Porta l’analisi archeologica nei laboratori di genetica e smitizza la figura dell’archeologo “Indiana Jones” impressa nel nostro immaginario. E in laboratorio sfrutta le stesse metodiche di analisi utilizzati dall’analisi forense per risolvere i casi criminali, le tecniche che tutti vediamo romanzate nei vari CSI televisivi. Metodi sofisticati ed estremamente sensibili di biologia molecolare, genomica e bio-informatica per capire il più possibile di un individuo dai pochi resti biologici disponibili, tipicamente ossa. Un approccio multidisciplinare di biologia, analisi al computer di dati, formulazione di modelli matematici e archeologia per chiarire i movimenti dei popoli che hanno fatto la nostra storia migliaia di anni fa.
E’ di questi giorni uno studio tutto italiano che utilizzando l’archeogenetica si inserisce nella diatriba millenaria sull’origine degli Etruschi. Il lavoro è firmato dal Prof. Guido Barbujani docente di genetica dell’Università di Ferrara (uno dei leader italiani in questo campo) e da David Caramelli, docente di antropologia dell’Università di Firenze, ed è realizzato in collaborazione con l’Istituto di tecnologie biomediche del Consiglio nazionale delle ricerche (Itb-Cnr) di Milano.
L’analisi pubblicata sulla rivista scientifica online PlosOne consultabile gratuitamente (Origins and Evolution of the Etruscans’ mtDNA. http://www.plosone.org) arriva alla conclusione che gli Etruschi non venivano dall’Anatolia, come sosteneva Erodoto, ma erano una popolazione stanziata da tempo in Italia, come aveva intuito Dionisio di Alicarnasso. Nonostante i flussi migratori che si sono succeduti nei secoli dai Romani ad oggi abbaino molto rimescolato le “carte”, fra gli abitanti di Volterra e del Casentino si trovano marcatori genetici (DNA) identici a quelli degli Etruschi di 2500 anni fa dimostrando che l’eredità biologica degli Etruschi è ancora viva, anche se in una minoranza dei toscani. Il confronto con Dna provenienti dall’Asia dimostra che fra l’Anatolia e l’Italia ci sono state sì migrazioni, ma che sono avvenute migliaia di anni fa, nella preistoria, e quindi non hanno rapporto con la comparsa della civiltà etrusca nell’VIII secolo avanti Cristo.
Il lavoro sembra smentire un’analisi precedente del Prof. Antonio Torroni dell’Università di Pavia (Mitochondrial DNA variation of modern Tuscans supports the near eastern origin of Etruscans). Come nella migliore tradizione dei romanzi si potrebbe aprire una diatriba tra scienziati e potremmo attenderci discussioni ulteriori prima che venga definitivamente scritta la parola fine.
Nonostante l’impiego delle più sofisticate tecnologie e anche se il cadavere era ormai freddo e non esisteva l’urgenza dell’analisi investigativa l’enigma sull’origine degli etruschi e il fascino che ne deriva potrebbe rimanere aperto ancora per un po’.