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Lo scandalo del Pp schizza sul premier Rajoy

Anche il nome del capo del governo spagnolo Mariano Rajoy, leader del Partido popular (Pp) al potere in Spagna, è emerso dalle carte dello scandalo di corruzione e tangenti che sta travolgendo il partito della destra postfranchista. Il quotidiano El Pais, vicino all’opposizione di sinistra del partito socialista (Psoe), ha pubblicato la lista della contabilità segreta tenuta dall’ex tesoriere del partito, Luis Barcenas, con pagamenti mensili o trimestrali a politici ed esponenti del partito.

Il Pp ha subito smentito le rivelazioni pubblicate dal quotidiano ma, in una Spagna stremata dall’austerità, con una disoccupazione galoppante ormai oltre il 26%, lo scandalo sta indignando i cittadini sottoposti a sacrifici e rigore.

Nelle fotografie della contabilità tenuta a mano da Barcenas e altri tesorieri, pubblicate da El Pais, il nome di Rajoy figura come beneficiario di pagamenti assieme ad altri importanti membri del partito: fra questi anche la numero due del Partito, Maria Dolores de Cospedal, e Rodrigo Rato, ex ministro dell’Economia sotto José Maria Aznar ed ex presidente di Bankia. Le somme versate a Rajoy, non fra le più alte, appaiono dal 1997, spiega El Pais, “con sempre le stesse somme per un totale di 25.200 euro all’anno”.

In pratica, scrive il giornale, si tratterebbe di “donazioni fatte dai numeri uno di diversi imprenditori, la cui maggioranza proveniva dal settore della costruzione, di cui tre già coinvolti nell’affare Gurtel”, un altro scandalo di corruzione relativo al Pp, scoppiato nel 2009.

La contabilità del Pp è “chiara, unica, trasparente e pulita”, ha dichiarato il segretario del partito Maria Dolores de Cospedal davanti alla stampa. “Non abbiamo nulla da nascondere”, ha insistito, ricordando che i conti del partito sono regolarmente sottoposti alla corte dei Conti. Gia la scorsa settimana il partito aveva annunciato un’indagine interna con audit esterno sulla sua contabilità.

Lo scandalo tuttavia è devastante per il partito del premier, dato che mette in luce la presenza di un’ala corrotta che aveva instaurato un presunto sistema di tangenti. Secondo le informazioni che hanno fatto scoppiare lo scandalo, pubblicate il 18 gennaio dal quotidiano di destra El Mundo, i pagamenti in nero ai funzionari sarebbero stati di 5-15.000 euro al mese e provenivano in gran parte da aziende private, del settore delle costruzioni, per anni motore del ‘boom’ spagnolo e della bolla speculativa ad esso collegata. E non solo: fra le indiscrezioni rivelate dalla stampa, c’è anche l’esistenza di conti in Svizzera dello stesso Barcenas e altri dirigenti, per un totale di 22 milioni di euro. Barcenas, assieme a un altro ex tesoriere del partito, sarebbe anche proprietario di un latifondo di 30.000 ettari in Argentina.

Dettagli capaci di far tornare in piazza gli spagnoli – come è successo nei giorni scorsi – a gridare la propria rabbia, indignati e offesi dalla tracotanza dei loro dirigenti politici: ad aggravare le cose c’è il fatto che la crisi stia facendo precipitare parte della classe media verso la povertà, con una disoccupazione giunta ormai oltre il 26% (sei milioni di disoccupati) e oltre il 50% fra i giovani, mentre decine di migliaia di sfratti vengono eseguiti ogni trimestre. Impiegati e funzionari pubblici, e gran parte di quelli privati che ancora hanno un lavoro hanno subito negli ultimi due anni pesanti tagli ai loro salari, e si sentono umiliati dalla notizia che gli alti papaveri del Pp si attribuivano grazie alla corruzione bonus di migliaia di euro al mese.



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