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Perché Mediobanca benedice il caos elettorale

L’Italia potrebbe con ogni probabilità tornare al voto nel medio termine, perché l’esito delle elezioni del 24 e 25 febbraio sta diventando sempre più incerto. Lo sostiene un report di Mediobanca Securities diffuso oggi.

Una vittoria dimezzata per i democratici
Per gli analisti dell’istituto di Piazzetta Cuccia, quella che a novembre sembrava una vittoria facile per il Pd di Pierluigi Bersani, ora semplicemente non è più nei pronostici. Lo scenario di base è quello che vede una debole coalizione guidata da Bersani e Monti, potenzialmente bisognosa di essere ampliata per accogliere altri partiti minori.

Questo chiaramente non potrebbe dar vita a un governo forte e stabile, soprattutto al Senato, dove ci si muoverebbe con numeri risicati, secondo il report dell’istituto di Piazzetta Cuccia curato da Antonio Guglielmi: la storia italiana dimostra che più grande è la coalizione, più debole è la sua efficacia. Pertanto potrebbero esserci nuove elezioni a breve.

L’instabilità? Un motivo di speranza per l’Italia
Berlusconi – si legge nello studio – è in un trend di recupero e il Movimento 5 stelle sembra indirizzato a essere il vero vincitore di queste elezioni con circa il 20% dei voti.
Tale rischio di sostanziale “pareggio” tra i partiti potrebbe paradossalmente rivelarsi una potenziale buona notizia per l’Italia. Con questi risultati elettorali, infatti, si potrebbero davvero spaventare i mercati e mettere sotto pressione lo spread, in modo da offrire la scusa perfetta per quello che Mediobanca continua a considerare il modo migliore per l’Italia per uscire dalla crisi di un debito pubblico insostenibilmente elevato: il ricorso al programma di Transazioni monetarie dirette (Omt), voluto elaborato da Mario Draghi e dal Consiglio direttivo della Bce.
Nessuna riforma strutturale può dare benefici in un Paese che ogni anno deve pagare 80-100 miliardi di euro di interessi sul suo debito e subire il peso di 150 miliardi di euro di evasione fiscale.
Ciò metterebbe, secondo Mediobanca, la Germania in un angolo, proprio pochi mesi prima delle elezioni tedesche.

Lo spread non è tutto, occhio a Bot e Btp
Grazie agli interventi voluti da Mario Draghi, qualunque sia l’esito delle elezioni italiane, i mercati dovrebbero mostrare capacità di tenuta, anche se forse l’aumento del rischio intervenuto viene sottostimato. Secondo il report, la contrazione dello spread di 184 punti base avvenuta dall’agosto 2012 è dovuta al programma Omt lanciato dalla Bce piuttosto che al governo Monti, sul quale ricade la responsabilità – secondo Mediobanca – di non essere intervenuto in modo efficace sulla riduzione del debito pubblico. Per questo Mediobanca Securities ritiene che lo spread abbia perso gran parte della sua rilevanza quale indicatore della percezione del mercato del rischio cui è sottoposta l’Italia, mentre è un miglior indicatore il divario tra i rendimenti di Btp e Bot a eguale scadenza (18 punti base contro 2 prima della crisi).

Meno tasse? Una promessa elettorale
I programmi politici proposti, fanno tutti promesse di tagli delle tasse per un ammontare di circa 150-225 miliardi di euro, ma è dimostrabile come Imu, Irpef, Iva e Tares siano destinate a essere incrementate a partire dal luglio 2013, a causa di impegni precedentemente assunti, intaccando ulteriormente la crescita e la fiducia dei consumatori.
Il taglio dell’Irap (positivo per le banche) lascerebbe l’erario con il 2,5% del Pil in meno di ricavi, costituendo dunque un’ipotesi irrealistica. La spesa pubblica è troppo rigida perché sia tagliata senza minare il sistema di welfare, che non sarebbe stato un compito facile, ma è cresciuto a un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 3,1% nel periodo 1995-2011, sostanzialmente in linea con la crescita del Pil e, soprattutto, con l’aumento del 2,9% delle entrate fiscali.
Necessario dunque che l’Italia ponga il taglio del debito pubblico in cima alla sua agenda.

Cessioni, il miglior modo per abbattere il debito pubblico
Un bilancio equilibrato e minore indebitamento sono i due pilastri del Fiscal compact fissati nella proposta del fondo europeo di rimborso del debito (Fer).
Per raggiungere quest’obiettivo – secondo il report – la cessione patrimoniale resta la soluzione migliore.
Lo spazio di manovra in questo caso è ampio: 425 miliardi d’immobili di proprietà pubblica, 100 miliardi in società quotate, 125 miliardi di riserve auree e 30 miliardi di concessioni statali per Mediobanca.
Tale ipotesi è stata peraltro anche promossa dalla Fondazione Astrid, che ha steso un piano dettagliato di cessioni e condivisa in un report di Crédit Agricole sulle prospettive economiche dell’Italia nel 2013.

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