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Il ristorante “democratico” di Gerard Depardieu. In Russia

Ha rinunciato al proprio passaporto francese, ma non può dimenticare la sua anima da buongustaio: Gerard Depardieu – la cui nuova cittadinanza russa ha generato un vero terremoto mediatico – ha deciso di aprire un piccolo ristorante “democratico” in Mordovia, Russia centrale.

Formaggi in primis, poi il vino prodotto dalla stella del cinema – già in vendita al Gum e in tutti i migliori negozi di Mosca – pollame e specialità della cucina transalpina. Tutto, o quasi, fatto in casa. I formaggi verranno infatti dal caseificio locale che utilizza macchinari francesi. Depardieu ha inoltre offerto la propria supervisione per la qualità dei prodotti agricoli, sempre del posto. Il ristorante “a buon mercato” sorgerà a Saransk dove “i lavoratori andranno a merenda”.

Depardieu ha ricevuto il suo permesso di soggiorno proprio nella cittadina, capitale della Mordovia. La sua residenza ufficiale risulta in Via della Democrazia 1, nella casa di un suo amico di lunga data, Nikolai Borodachyov, direttore del Fondo Nazionale di Cinema russo. Borodachyov ha spiegato che l’attore francese vorrebbe costruirsi una “casa di legno” fuori Mosca.

Depardieu è la migliore “reclame” possibile al sistema fiscale elaborato in questi anni dalla squadra di Vladimir Putin e nello spot rientrano pure le ultime dichiarazioni scritte dall’attore francese al leader del Cremlino, relative a quella “grande democrazia” che è la Russia, a cui augura “lunga vita!”.

Secondo il Cremlino, Putin ha firmato un decreto di concessione della cittadinanza della Federazione Russa per Depardieu Gerard Xavier, nato nel 1948 in Francia, in conformità con il paragrafo “a” dell’articolo 89 della Costituzione russa, per soddisfare una domanda di cittadinanza della Federazione Russa che è quindi giunta da Depardieu stesso.

La Russia con Depardieu si sogna paradiso fiscale per i “poveri ricchi” europei, vessati da tasse troppo severe nel Vecchio continente. Vero è che Putin gode di cattiva stampa in Occidente. In primis per il caso Yukos, che in nome dei rimborsi fiscali reclamati dallo Stato ha portato allo smantellamento della società petrolifera di Mikhail Khodorkovsky, finito dietro le sbarre. Ma in questi anni, il leader del Cremlino ha pure dimostrato di capire che solo la flat tax, in Paesi affetti da altissimi livelli di evasione fiscale, funziona.

In Russia nel 2001 la situazione era drammatica: altissima evasione e congiuntura economica recessiva peggiorata dall’attentato dell’11 settembre. Putin decise allora di fare il salto e fissò un’incredibile aliquota unica al 13%. Al boom economico, sospinto soprattutto dai prezzi del petrolio, si affiancò così anche il veloce incremento del gettito fiscale: oltre il 25% già nell’anno immediatamente successivo alla riforma. E oggi il In Russia nel 2001 la situazione era drammatica.

La stella del cinema ha apertamente sostenuto alle elezioni presidenziali l’ex leader francese Nicolas Sarkozy, sconfitto, e poi ha deciso di trasferirsi, dopo la riforma fiscale, voluta dal nuovo presidente, che prevede imposte sino al 75% sui redditi oltre un milione di euro l’anno.



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