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Robin tax sulle spalle dei consumatori? Parla Chicco Testa

Secondo un rapporto dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, alcune società energetiche scaricano i costi della maggiorazione Ires, la cosiddetta Robin Hood Tax, sui consumatori.

Queste imprese, rileva l’authority, “hanno continuato ad attuare politiche di prezzo tali da costituire una possibile violazione del divieto di traslazione, comportando comunque uno svantaggio economico per i consumatori finali”. C’è tuttavia, secondo l’autorità indipendente presieduta da Guido Bortoni, “un trend decrescente degli effetti prezzo a partire dal 2009 (secondo esercizio di applicazione dell’addizionale). Questo andamento, pur essendo un primo risultato a salvaguardia dei consumatori, “non ha ridotto in maniera significativa i casi di incremento dei prezzi riconducibili a possibili condotte traslative”.

Ma per il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, le informazioni, “peraltro ancora piuttosto generiche, trapelate in merito a una relazione al Parlamento dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas dedicata alla spinosa questione della cosiddetta Robin Tax, suscitano molte perplessità”.

“Per comprendere il senso di questa accusa – prosegue Testa – in base alla quale gli operatori elettrici avrebbero scaricato nelle bollette la riduzione dei margini d’impresa, occorre conoscere il dettaglio del documento dell’Autorità”.

Tre considerazioni

Il presidente di Assoelettrica propone tre considerazioni: “La prima è che gran parte del settore elettrico è sottoposto a regolazione da parte dell’Autorità medesima: le tariffe sono fisse e non esiste possibilità di recuperare in alcun modo la riduzione del margine indotta dalla Robin Tax. La seconda riguarda il fatto che la parte cosiddetta libera del mercato elettrico vede molti operatori versare in condizioni di crescente difficoltà, in conseguenza della crisi economica, da una parte, e dell’esplosione del fotovoltaico, dall’altra, al punto di non realizzare quasi alcun margine. La terza considerazione attiene al fatto che l’Autorità ha semplicemente confrontato i dati reddituali registrati dalle imprese nel 2010 con quelli del 2007, constatando che i margini di alcune imprese, non certo di tutte, si erano rafforzati, ma effettuando un’analisi soltanto a campione sul diverso andamento dei costi di produzione e dei prezzi finali effettivamente sostenuti dai consumatori”.

Un fenomeno ancora da verificare

“Inoltre – conclude Testa – l’Autorità stessa aveva criticato l’aumento della Robin Tax perché avrebbe penalizzato un settore già in difficoltà come quello termoelettrico e la sua estensione al settore delle rinnovabili e della trasmissione e distribuzione. Tutto questo, senza considerare che la Robin Tax, che impone alle imprese energetiche una ingiustificata supertassa sui margini che certo male si accorda con lo stato di crisi in cui versa il settore, è iniqua e probabilmente incostituzionale. Insomma: prima di gridare al ladro sarebbe opportuno verificare che sia stato davvero commesso il furto”.


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