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Chi beneficerà della svolta di Bruxelles sui conti pubblici

Novità per l’Italia, di sicuro per la Francia e anche per i Paesi in difficoltà che abbiano dimostrato un concreto impegno nel risanamento dei loro conti pubblici; Paesi ai quali potrebbe essere concesso un allungamento dei tempi per rientrare dal deficit.

A darne notizia, con una lettera inviata ai ministri finanziari dell’eurozona e in copia al governatore della Bce Mario Draghi, è stato ieri il commissario europeo per gli affari economici e monetari Olli Rehn.

La misura, che nelle intenzioni dovrebbe limitare i danni per impedire che troppa austerità freni la crescita, giunge a seguito di un lungo e duro dibattito che ha portato, non senza polemiche, all’approvazione di un bilancio europeo pluriennale contraddistinto soprattutto da tagli e fortemente criticato alcuni paesi, da esponenti politici italiani e dagli stessi eurogruppi.

Ed è proprio in funzione del prossimo passaggio, che prevede la discussione e l’approvazione del budget al Parlamento europeo, che va letta forse la mossa di Rehn, che punta a sottolineare come l’impegno della Commissione sia improntato ad politica meno rigorista, frenata fino ad ora da pressioni tedesche e britanniche. Si tenterebbe insomma di aggirare l’ostacolo.

“I programmi di consolidamento dei conti di ogni paese – scrive Rehn – sono dettagliati in termini cosiddetti strutturali il che significa al netto degli effetti del ciclo di business e delle misure una tantum sul budget. Se la crescita dovesse deteriorare inaspettatamente, un paese, potrebbe ricevere del tempo aggiuntivo per correggere il proprio deficit eccessivo, purché abbia fornito lo sforzo fiscale strutturale concordato”.

Il caso francese

Una misura attesa, quella della Commissione, che dovrebbe dare un po’ di ossigeno alle depresse economie europee e alla quale ha risposto con perfetto tempismo la Francia, che seppur non citata nella missiva, per voce del suo primo ministro Jean-Marc Ayrault ha appena annunciato che nel 2013 non riuscirà, come richiesto dall’Ue, a ridurre il deficit sotto il 3%.

La lettera ricorda invece che paesi come Spagna, Portogallo e Grecia hanno già usufruito di un allungamento dei tempi a loro disposizione, rimarcando dunque la non totale novità della misura.

Parla Monti

Quali benefici per l’Italia? Al momento il provvedimento non tocca la Penisola, poiché – spiega Palazzo Chigi – non ha un deficit eccedente, ma che ciò non implica un trattamento peggiore di quello riservato ad altri paesi.

Un impegno, quello dell’Italia, che Rehn ha riconosciuto nero su bianco nel dispaccio, dove si legge che la nazione ha applicato “politiche credibili” che hanno “convinto i mercati determinando un calo dei tassi dal 7,3% di novembre 2011 al 5% di marzo 2012”.

Non è tutto: in Italia dovrebbe anche essere rispettato in termini strutturali l’obiettivo del pareggio di bilancio in programma per quest’anno; non dovrebbero palesarsi allontanamenti dalle ultime previsioni economiche di novembre che vedevano il deficit al 2,1%, percentuale leggermente superiore all’1,8 % predetto dal Governo.

Le prospettive per la crescita

Uno scenario, quello italiano, che se da un lato è positivo per la tenuta dei conti pubblici, dall’altro è sconfortante sul piano della crescita: per quest’anno sia il Fondo monetario internazionale che Bankitalia danno il Pil a -1%, mentre per il governo non scenderà sotto -0,2%.

Ciò potrebbe spingere anche l’Italia a usufruire delle dilazioni annunciate da Rehn.

E anche quelli che attendono l’Unione nel suo complesso sono mesi di “burrasca”. Il debito – rammenta il commissario – è cresciuto dal 60% prima della crisi al 90% di oggi ed è “ampiamente riconosciuto” che superato quel limite “ha effetti negativi sul dinamismo economico che si traduce in un abbassamento della crescita per molti anni”.

 



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