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L’allarme di Confindustria nelle parole di Squinzi

“Il reddito è tornato ai livelli del 1997. In cinque anni registriamo un milione e mezzo di posti di lavoro in meno. Stiamo perdendo contatto con i paesi guida dell’area euro. Hanno chiuso troppe imprese, per la crisi e per la colpevole disattenzione della nostra classe politica. L’impresa quando è persa è un capitale sociale che non si ricostituisce. Perciò la mia integrale dedizione è rivolta a tutelare le nostre imprese e a rilanciare l’economia reale del Paese. Da qui dobbiamo ripartire e solo difendendo imprese e lavoro abbiamo la possibilità di rimetterci su un ciclo virtuoso”. Lo afferma in una lettera pubblicata da Repubblica, il presidente dei Confindustria, Giorgio Squinzi.

“Per questo – spiega Squinzi – Confindustria ha lanciato il suo progetto per l’Italia, un progetto serio, conti alla mano, realizzabile, fatto di riforme e di terapie d’urto contro il debito e i costi impropri, di rilancio degli investimenti e per la coesione sociale. Per questo Confindustria auspica una responsabilità generosa di tutte le forze politiche e sociali, per dare al Paese un Governo per combattere il perverso matrimonio tra crisi economica e politica”.

“Mentre risuonano le sirene dei distruttori del sistema – sottolinea Squinzi -, ho parlato di approccio a tutti gli uomini di buona volonta’ per salvare il Paese. L’ho fatto proprio perch‚ credo sia indispensabile richiamare tutte le forze nel far fronte a una situazione mai stata così grave. Per “unire tutti gli organi del corpo ed evitare un destino che per qualcuno sembra già segnato. Non per noi di Confindustria”.



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