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Con Cipro l’Europa ha detto addio alla solidarietà

C’è un prezzo che è speciale, per noi economisti. E’ il prezzo zero.

Quando ad un individuo aumenti il prezzo da 5,5 euro e 5,51 euro, reagisce molto poco. Ma quando a volte lo alzi da zero a 1 centesimo cose incredibili avvengono.

Come negli asili nido israeliani. Dove le mamme erano abituate, quando in emergenza, a venire a riprendere i loro bambini con un po’ di ritardo e a sopportare gentili rimbrotti delle maestre che rimanevano con i bimbi fino all’arrivo dei genitori. Quel rimbrotto manteneva a livello di guardia ritardi eccessivi e ripetuti da parte dei genitori.

Ma poi la scuola ha deciso: basta. Se dobbiamo aspettare, che i genitori paghino una quota, un prezzo. Presto detto presto fatto, da una norma sociale si è passati ad una norma di mercato. E la scuola ha rimpianto la mossa: i genitori si sono abituati ed hanno cominciato a lasciare sempre più spesso i loro figli un po’ più tardi, dispostissimi a pagare un prezzo positivo e non più curanti del tempo libero dei maestri, ora pagati.

Ma a quel punto la scuola non è più potuta tornare indietro come prima. Eliminato il prezzo, le mamme hanno continuato a fare tardi senza sentirsi in colpa: la norma sociale era stata cancellata nella loro mente dal periodo di relazione di mercato con la scuola.

Penso a questa storia così ben raccontata dall’economista Dan Ariely quando penso a Cipro. Ed al disperato e comico tentativo di tornare indietro nel negoziato sulla tassa patrimoniale sui depositi bancari, riducendola, ma mantenendola, cercando così di mostrarsi più comprensivi e solidali con Cipro.

Ormai la frittata è fatta: avere messo un prezzo sugli aiuti a Cipro cancella qualsiasi parvenza di solidarietà europea. Avere eliminato il prezzo zero da pagare per gli errori delle banche cipriote ma non dei depositanti ciprioti, ha eliminato qualsiasi percezione di solidarietà europea. Nella mente dei risparmiatori che valutano dove indirizzare nel mondo i loro risparmi e nella mente dei cittadini ciprioti il vulnus c’è e rimane.

Siamo passati ad una norma di mercato, via da una norma di solidarietà. E dunque, sapete cosa? Se tanto mi da tanto, dovessimo anche fare l’unica cosa intelligente geopoliticamente che ci rimane da fare, eliminare completamente la tassa, il vulnus ci sarebbe ancora, intatto quasi quanto prima, nella mente di ciprioti e risparmiatori. La frittata è fatta.

Siamo ormai nel mondo parallelo e fantasticamente assurdo ma logico di Erik Nielsen (che ovviamente ha anche interessi privati della sua banca per parlare in quel modo) per il quale non solo ora nei mercati finanziari chi guadagna di più deve essere punito, ma soprattutto dove le posizioni degli Stati devono essere “vendibili” a quelle degli altri, ovvero una norma di mercato nelle relazioni internazionali. Quegli stessi Stati che con il progetto dell’euro si erano impegnati a costruire una casa comune, una norma sociale, nella buona e cattiva sorte. O forse no?

www.gustavopiga.it


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