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Come garantire la segretezza del Conclave

Le più moderne tecnologie di comunicazione potrebbero minare la segretezza del Conclave. “In passato, per ottenere l’isolamento dei cardinali riuniti per l’elezione del nuovo Papa – scrive Matteo Tombolato sul Focus monografico del nuovo numero dell’Almanacco della Scienza dedicato – era sufficiente chiuderli a chiave”.

Anche monsignor Juan Ignacio Arrieta, segretario di Benedetto XVI, ha ricordato “le norme penali che tutelano la sicurezza e la segretezza del Conclave e che prevedono in molti casi la scomunica ‘latae sententiae'”, allo scopo di “evitare ingerenze esterne. Un tempo di potenze straniere, oggi di mass-media o gruppi che vogliano far pressione”.

Le tecniche utilizzate

Ma per fortuna le “tecniche di intercettazione si evolvono parallelamente a quelle della comunicazione”, spiega Maurizio Aiello dell’Istituto di elettronica e di ingegneria dell’informazione e delle telecomunicazioni (Ieiit) del Consiglio nazionale delle ricerche di Genova a Tombolato. Così per impedire ai porporati di comunicare si è sicuramente provveduto ad installare metal detector, mentre alcuni giornali parlano della presenza delle gabbie di Faraday, (vere e proprie casseforti impenetrabili alle onde elettromagnetiche utilizzate) con riferimento probabilmente ai pannelli montati nella Sistina che alcune immagini hanno mostrato, Ma per il Cnr la soluzione meno invasiva e più probabile, confermata anche da una fonte, è quella dei ‘jammer’: “Apparati disturbatori che emettono onde elettromagnetiche alle stesse frequenze dei dispositivi trasmittenti. Secondo la legislazione italiana, l’utilizzo dei jammer è fuorilegge ma il Vaticano è extra-territoriale ed è comunque plausibile che siano stati applicati entrambi i metodi al fine di ottenere un black-out totale: una schermatura passiva e dispositivi attivi in grado di disturbare eventuali trasmissioni residue”, spiega il ricercatore.

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