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Cos’è (e quanto costa) il reddito di cittadinanza alla Grillo

Tra i punti più controversi e di successo del programma del Movimento 5 stelle figura l’istituzione di un Reddito di cittadinanza, un sussidio mensile universalistico che andrebbe ad arricchire gli strumenti che compongono il welfare italiano, come adombrato anche oggi dal segretario del Pd, Pierluigi Bersani

Una misura, quella proposta da Beppe Grillo, che ha fatto breccia nelle centinaia di migliaia di disoccupati e inoccupati che costituiscono l’anello più debole dell’Italia della recessione economica.

Per i suoi detrattori il reddito di cittadinanza è uno strumento giusto, ma inapplicabile, perché troppo costoso; per i grillini è invece un paracadute indispensabile in tempi di crisi, oltre che un segno di civiltà in una società troppo attenta al profitto e poco ai bisogni dell’individuo.

Vediamo la misura nel dettaglio.

Che cos’è il Reddito di cittadinanza
Il reddito di cittadinanza (Rdc), chiamato anche reddito di esistenza e reddito universale, è una forma di sostegno economico di contrasto alla povertà, di tipo universalistico in cui la concessione del sussidio non è subordinata a un accertamento delle condizioni economiche e patrimoniali dell’individuo.

Il suo punto di forza è che non ha effetti distorsivi sulla decisione di lavorare. Oltre a garantire i bisogni primari della persona, il Rdc è inteso come un reddito di entità tale da consentire alle persone di vivere in una propria abitazione e rendersi comunque autonomi dalla famiglia.

In Italia il Rdc è frequentemente confuso con il reddito minimo garantito (Rmg), presente invece nel programma elettorale di Pd e Sel.

Quanto costa?
Un Rdc che garantisca a ogni individuo un trasferimento mensile, indipendentemente dal reddito e dalla situazione lavorativa, di 500 euro al mese (un importo che nella proposta di Grillo e del suo economista di riferimento, Mauro Gallegati, potrebbe salire fino a 1000 euro) e che venga corrisposto ai circa 50 milioni di individui con più di 18 anni, avrebbe un costo di 300 miliardi di euro, quasi il 20 per cento del Pil.

Per il M5s, le risorse per tale misura sarebbero attinte attraverso tagli ai costi della politica, alle “pensioni d’oro”, alle missioni militari estere e all’acquisto di armamenti.
Tagli senza dubbio insufficienti a tale proposito, che lasciano pensare che lo strumento proposto da Grillo sia in realtà una forma differente di reddito minimo, piuttosto che un vero e proprio Rdc.

Differenze con il Reddito minimo garantito
Mentre il Rdc è un reddito di base universale pagato a tutti, senza alcun obbligo di attività, per una somma sufficiente a esistere e a partecipare alla vita della società, il Rmg è un semplice sussidio erogato a tutti gli inoccupati, disoccupati e precariamente occupati, iscritti presso le liste di collocamento dei Centri per l’impiego.

Essendo uno strumento selettivo, ha un costo più contenuto del Rdc e potrebbe incorporare gli altri sussidi esistenti.

Lo strumento dovrebbe essere finanziato a livello nazionale con cofinanziamento a livello locale (nell’ordine del 10 per cento) delle prestazioni pecuniarie e in natura e, secondo stime al ribasso illustrate in uno studio della testata economica La Voce.info, un reddito minimo garantito da 500 euro potrebbe costare tra 8 e 10 miliardi di euro. Una cifra alta di questi tempi, ma tutto sommato abbordabile. In un progetto più ampio di ristrutturazione del welfare, il reddito minimo garantito potrebbe arrivare a sostituire nel tempo e con i dovuti accorgimenti le pensioni sociali, le integrazioni al minimo nonché tutte le prestazioni di indennità civile.

Il Reddito minimo garantito in Europa
Negli Stati membri dell’Unione europea, esistono varie forme di sussidi analoghi, con vari nomi. Di solito si tratta di forme di reddito minimo garantito, non di cittadinanza.
I Paesi dove è presente tale misura sono il Belgio (revenu d’intégration, fino al 2002 chiamato “minimex”, minimum de moyens d’existence), Lussemburgo (Revenue Minimum Guaranti), Austria (Sozialhilfe), Norvegia (Stønad til livsopphold), Paesi Bassi (Bijstand e Wik), Germania (Arbeitslosengeld I e II), Gran Bretagna (Income Based Jobseeker’s Allowance e Income Support) e Francia (Revenu de solidarité active).



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