Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’intervista di Luigi Chiarello apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Una riforma fiscale che tagli “il sistema di tassazione a due sole aliquote, di cui quella più elevata al 35%”. Con la progressività “delegata tutta al sistema delle detrazioni”. Un reddito di cittadinanza a tempo, di cui “possano beneficiare i soli disoccupati, attraverso un assegno di mille euro al mese per tre anni”.
Il tutto, “ovvio, dopo aver detto addio alla cassa integrazione”. E ancora, una Tobin Tax maggiorata “per colpire le rendite” e una patrimoniale per super ricchi, che tassi “i soli patrimoni da 10 milioni di euro in su, con una aliquota del cinque per mille”. Sullo sfondo “gli Stati uniti d’Europa, unica soluzione possibile per dare stabilità a una valuta, l’euro, che così non regge più”. A meno di non voler creare “una doppia circolazione di monete, con un euro tedesco e un euro di serie b”.
Mauro Gallegati è l’economista di riferimento del Movimento Cinque stelle. Insegna economia ad Ancona, al Politecnico delle Marche. I suoi studi li ha approfonditi a Stanford e al Mit. Di più: Gallegati è vicinissimo al Nobel per l’economia 2001, l’americano Joseph Stiglitz. E nel suo corredo vanta due maestri d’eccezione della scuola italiana, Giorgio Fuà e Paolo Sylos Labini. Insomma, è uno studioso che si iscrive a pieno titolo nell’ortodossia economico finanziaria a stelle e strisce. E che, però, sente Beppe Grillo “ogni settimana”. Del leader a Cinque Stelle a ItaliaOggi dice: “Cambia idea ogni 25 minuti” (chissà che ne pensano i mercati a caccia di certezze). E sul governo che verrà chiosa: “Niente alleanze, il Movimento è per il modello Sicilia”.
Il Movimento Cinque Stelle vorrebbe uscire dall’Euro. Nel Pdl da tempo si levano voci euroscettiche. Rischiamo grosso?
Chiarisco che non parlo a nome del Movimento. Personalmente sono contrario all’uscita unilaterale dall’Euro. Anche se, così com’è, è una moneta che non regge. L’Euro ha bisogno di una velocizzazione politica verso gli Stati Uniti di Europa. O, quantomeno, di una doppia circolazione di valute, con un euro tedesco e un euro di serie b. Oppure, un’altra accortezza generale da prendere è quella di assicurare un vero sostegno alla domanda aggregata di tutta la zona europea. Inoltre, bisogna dotarsi di un sistema bancario unico, anche se i tedeschi per ora non vogliono. E superare gli ostacoli che impediscono la separazione tra banche di affari e banche di investimento.
Anche lei contro la Germania? La politica economica della Merkel e la dittatura dello spread ci stanno strozzando?
In realtà sapevamo benissimo quel che sarebbe accaduto. Dall’inizio. Da quando Ciampi e Prodi hanno portato l’Italia dentro l’euro; sapevamo benissimo che avremmo avuto un enorme vantaggio in termini di tassi d’interesse. E, infatti, dal 10% siamo passati al 2%. La scommessa, però, era che nel frattempo le imprese italiane sarebbero divenute più produttive. E, in verità, questo è successo per le imprese grandi e medie, capaci di esportare su altri mercati. Ma le piccole imprese non esportano quasi più. Quindi siamo fregati
Come se ne esce?
Lo dicevo prima: o si unisce politicamente ed economicamente l’Europa o si scateneranno effetti domino enormi. Crisi bancarie. Svalutazioni diffuse. Il problema, però, è che oggi non basta più svalutare. Certo, lo abbiamo fatto per anni. Ma quando lo si faceva negli anni ’70 e ’80 c’era poca globalizzazione. Oggi, pur svalutando, c’è da affrontare la feroce concorrenza dei Paesi emergenti. E, nel tentativo di bilanciarne gli effetti, non si potrà certo svalutare la moneta dell’80%.
Anche la Germania accuserà una contrazione della domanda dei suoi prodotti?
La Germania, oltre a Olanda e Finlandia, è l’unico Paese europeo con la bilancia dei pagamenti in attivo. I tedeschi sono molto specializzati in manifattura. Ma la manifattura, a livello mondiale, andrà sempre più verso i Paesi emergenti. In Germania però fanno politiche di risparmio energetico, sostenibilità e sostegno alla ricerca. Si stanno attrezzando, molto meglio di noi.
Lei sta lavorando a quella che ha definito una vera riforma fiscale. In Italia una riforma vera non si fa dal 1972. Quali le sue coordinate?
Ne parlo in modo molto generale, perché è ancora in fieri: ci sarà una patrimoniale per l’1% circa dei patrimoni (molto molto elevati); un aumento della tassazione sulle rendite, anche attraverso la leva della Tobin Tax; la separazione delle banche d’investimento da quelle di affari (per tornare a prima della riforma Clinton del 1999); un alleggerimento del peso fiscale sul lavoro; una parziale eliminazione del contante e una maggiore tracciabilità dei movimenti.
Quantifichi la sua patrimoniale?
Un prelievo aggiuntivo del cinque per mille per coloro che hanno oltre dieci milioni di euro di patrimonio. Una nuova tassa sui super ricchi, insomma.
Vorrebbe portare l’imposizione massima al 35%. Come?
Con la tracciabilità dei movimenti: dalle prime simulazioni pare che si riesca a raggiungere l’obiettivo di avere una doppia aliquota mantenendo la progressività con le sole detrazioni fiscali.
Il problema del Paese è il debito pubblico. Secondo lei va tagliata la spesa pubblica?
Va assolutamente riqualificata, ma niente tagli lineari in stile Tremonti. Piuttosto, bisogna rilanciare la spesa in ricerca e a sostegno dei settori produttivi. Tutti oggi parlano del taglio degli enti pubblici inutili, della cancellazione delle province, del taglio dei costi della politica, ecc. Cose che condivido, ma per me nulla di nuovo. Queste sono tutte ragioni di fondo della nascita del Movimento Cinque Stelle.
Grillo vuole il reddito di cittadinanza. Chi paga?
Attenzione, qui bisogna chiarirsi: per come viene enunciato il reddito di cittadinanza è quel reddito garantito, che viene dato ai soli disoccupati. Non è un reddito di cittadinanza, di cui si beneficia per il semplice fatto di essere cittadini dello Stato. Per coprire una simile spesa servirebbero circa duecento miliardi di euro l’anno. Mentre, un reddito di cittadinanza dato alle persone disoccupate, pari a mille euro al mese per tre anni, costerebbe allo Stato tra i 20 e i 25 miliardi di euro l’anno. Ora, tenuto conto che sono i soldi che già spendiamo per la Cassa integrazione, direi che già ci siamo. Il reddito di cittadinanza è semplicemente una diversa gestione delle risorse che già spendiamo.
E l’Imu?
Cancellarla sulla prima casa costa quattro miliardi di euro. In teoria sarebbe corretto eliminarla. Giusto martedì scorso l’economista Joseph Stiglitz ha scritto in una sua pubblicazione in America: “Non pignorate le case”. Ma il problema è che l’Italia non è gli Usa; qui siamo pieni di furbi. Quanta gente, per eludere la tassazione e pagare meno interessi sui mutui, farebbe passare come prima casa ciò che non lo è? Da italiano, la cancellazione dell’Imu la vedo difficoltosa. Insomma, l’idea di massima è giusta. Non so se è praticabile.
A proposito di Stiglitz, lei è l’economista italiano a lui più vicino. E Grillo, per smentire i dubbi sulla solidità economica del movimento Cinque Stelle, ha più volte dichiarato in campagna elettorale che il suo programma economico è stato scritto assieme a Stiglitz. E’ davvero così?
Guardi, Stiglitz lo ha ispirato di sicuro, perché io Grillo lo sento ogni settimana. E per il pezzo di programma del Movimento Cinque Stelle che ho scritto io, direi che le teorie di Stiglitz ci sono tutte.
Ma?
Ma, che io sappia, Stiglitz non ha scritto neanche una riga del programma M5S. Anzi, anzi: ho incontrato Stiglitz l’ultima volta a novembre, nel corso di una conferenza in Canada. Gli ho fatto una intervista video sull’euro, che poi ho pubblicato sul blog La Krisi.com. In quell’occasione, Stiglitz mi ha detto espressamente che non voleva che la sua intervista fosse diffusa attraverso il blog di Beppe Grillo.
Perché?
Perché ci teneva molto a non entrare nella competizione politica italiana.
Quindi, più che di una partecipazione al programma, si può parlare di una ispirazione indiretta alle sue idee. Attraverso di lei?
Si, può dire così: una ispirazione indiretta attraverso il mio contributo.
Ultima domanda: senta, ma lei ha capito cosa vuol fare il Movimento Cinque Stelle? Voterà la fiducia al governo o davvero si misurerà in parlamento, su ogni singolo provvedimento?
Opinione personale: appoggerebbero il modello Sicilia. Solo singoli provvedimenti. Ma Grillo cambia idea ogni 25 minuti.