Il M5S è il fenomeno politico del momento. Ha vinto le elezioni raggiungendo la miglior performance con il 25,5% (primo partito alla Camera) e ha quindi innovato il sistema politico italiano come sin adesso lo avevamo conosciuto, instaurando un tripolarismo di fatto. Grillo ha sbancato inoltre in Sicilia andando di media oltre la soglia del 30% con picchi superiori al 40%. La nuova Stalingrado del Movimento è infatti Alcamo città di ben 50mila abitanti in Provincia di Trapani dove è stato registrato per i grillini un consenso addirittura pari al 48% (circa un elettore su due!).
Dall’insieme della mia esperienza come addetto ai lavori presente alle elezioni regionali siciliane e adesso delle politiche e di studioso di “nuovi” fenomeni politici, posso oggi ricavare un’analisi del fenomeno Grillo con strumenti di una certa attendibilità. Innanzitutto un primo paragone con la genesi della Lega Nord.
Rispetto al Carroccio, il Movimento 5 Stelle non origina dal basso e ad un livello di organizzazione territoriale ma è indubbiamente più frutto di una pianificazione dall’alto, si potrebbe dire di un'”intelligenza artificiale” altamente correlata al nuovo potenziale divulgativo che offre il parametro comunicativo del XXI secolo: internet e la rete. Lo fu la radio e non occorre richiamare il campione politico di quell’epoca per coglierne le similitudini su questo versante.
Dal punto di vista del “mezzo”, Grillo ha abbattuto ogni tipo di intermediazione puntando ad una comunicazione polarizzata web/piazza. I luoghi e gli spazi intermedi della comunicazione politica dalle sezioni, ai comitati, alle tv sono stati volutamente ignorati con l’effetto tra l’altro, per ciò che riguarda la performance televisiva di essere costantemente “inseguito” e “citato”. Ma se è chiaro che in questi casi con riferimento ad uno “stato nascente” la risorsa mediale sia decisiva per aprirsi uno spazio, la consistenza dell’affermazione suggerisce di andare oltre il pur rivoluzionario modo di comunicare e veicolare il messaggio.
Andare oltre il web quindi e scrutare l’essenza del messaggio, il suo dna. Indagarne la “costituency” sul campo misurando la “vox populi” ascoltata tra le strade e per la gente. Bar, barbieri, macellerie, esercenti per capirci. Il nuovo blocco sociale fatalmente attratto dal Movimento 5Stelle. Con una immagine forte ma emblematica definirei per questo il Movimento come un vero e proprio imprenditore dell’angoscia sociale.
Con una semplificazione suggestiva si potrebbe dire che il grillismo fonda la sua penetrazione e radicamento su due testi sacri: “La Casta” di Stella e Rizzo e “La fine del lavoro” di Jeremy Rifkin. Grillo è da un lato riuscito a accaparrarsi l’utile politico del famoso best seller italiota campione del disprezzo verso il “Palazzo”, che in questi anni è sedimentato nell’immaginario sino a divenire coscienza comune. D’altro egli si è insinuato nel terreno di frattura che ineluttabilmente si è creato con la dematerializzazione crescente dei processi di produzione e consumo segnando il declino tendenziale e irreversibile del lavoro impiegatizio e manifatturiero. Ovvero l’altro lato della medaglia del suo potenziale comunicativo in tecnologia. Da qui un vero e proprio esercito di “senza lavoro”, aizzato da odio anti-casta si è mostrato sensibile e ha guardato all’esperimento di Grillo come una ”nuova frontiera” da inseguire e imitare.
Da qui fronde adulanti ad un profeta con in dote pietra filosofale in grado di trasformare il segno dei tempi in core business. Spiegazione logica quindi della penetrazione del Movimento al Sud e nelle isole, dove la “fine del lavoro” è più avvertita e drammaticamente irrisolta. Come radiante e catalizzatore di vecchie rendite e parastato “tradito”, e ancora di più, come suo specchio e fattore, Grillo attinge da quell’enorme moloch di pubblico impiego e di nuovo precariato per anni irrorato e “dopato”dalla politica clientelare e che adesso in tempi di secchezza di risorse pubbliche si percepisce come ingiustamente “abbandonato” a se stesso.
È questo il fondamentale incubatore del virus del “grillismo” che se associato al moltiplicatore capillare e diffuso della rete, in grado di conquistare tendenzialmente il “mood” giovanile, rischia di essere letale per il sistema Italia. Usavo ripetere ai miei concittadini siciliani cercando di dissuaderli dal fascino di Grillo: “Non è la soluzione al problema ma ne sarà sicuramente e ancora per molto tempo l’amplificatore”.
Filippo Salone
Classe ’81. Siciliano verace ma studioso della Lega Nord sulla quale nel 2009 ha pubblicato un saggio per Rubettino (“Il fenomeno leghista perché nasce perché si afferma”). E’ tra i soci fondatori dell’Associazione ITALIA CAMP in cui coordina l’area Ambiente e Energia e segue come redattore il progetto “wethink”.
Twitter @filipposalone