Durante la messa del crisma Papa Francesco si è rivolto così ai sacerdoti: “Bisogna uscire a sperimentare la nostra unzione, il suo potere e la sua efficacia redentrice: nelle ‘periferie’ dove c’è sofferenza, sangue versato, c’è cecità che desidera vedere, ci sono prigionieri di tanti cattivi padroni”.
“Non è precisamente nelle auto-esperienze o nelle introspezioni reiterate – ha aggiunto – che incontriamo il Signore: i corsi di auto-aiuto nella vita possono essere utili, però vivere passando da un corso all’altro, di metodo in metodo, porta a minimizzare il potere della grazia, che si attiva e cresce nella misura in cui, con fede, usciamo a dare noi stessi e a dare il Vangelo agli altri, a dare la poca unzione che abbiamo a coloro che non hanno niente di niente”.
“Il sacerdote che esce poco da sé, che unge poco si perde il meglio del nostro popolo, quello che è capace di attivare la parte più profonda del suo cuore”, ha detto il Papa nella messa del crisma. “Chi non esce da se – ha aggiunto – invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore”.
“La cosiddetta crisi di identità sacerdotale – ha proseguito – ci minaccia tutti e si somma a una crisi di civiltà, però se sappiamo infrangere la sua onda, noi potremo prendere il largo nel nome del Signore e gettare le reti”.
Senza “il cuore” del nostro popolo, ha detto, i preti diventano “una sorta di collezionisti di antichità, o di novità, invece di essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in messo al proprio gregge, e pescatori di uomini”.
“Nel nostro mondo – ha detto il Papa – per il prete vale solo l’unzione e non la funzione”.