Se un italiano ha scoperto l’America, ora sono gli Usa a scoprire un italiano. E ne sono terribilmente affascinati.
Di chi parliamo? Ma di Beppe Grillo, che spopola negli Stati Uniti attirando le attenzioni (e a volte le critiche) di ambasciatori, banche d’affari, think tank e persino magnati.
Tra tante incognite, una sola certezza: Grillo l’amerikano non passa inosservato, fa discutere (il Time gli ha dedicato un’ampia intervista) e il suo modello fatto di uso sapiente di new media, piazze piene e dichiarazioni shock sta facendo breccia anche nel pubblico statunitense.
GLI ENDORSEMENT DI SPOGLI E THORNE
È con il mondo diplomatico che Grillo mostra di avere un feeling particolare. Nel 2008, in un telegramma riservato inviato dall’ex ambasciatore americano in Italia Ronald Spogli all’allora Segretario di Stato Condoleezza Rice si accreditò il comico genovese come “interlocutore credibile” agli occhi dei politici statunitensi.
Oggi è arrivato anche l’endorsement dell’attuale ambasciatore Usa a Roma, David Thorne, che parlando agli studenti del Liceo Visconti di Roma ha detto di apprezzare l’istanza di riforme e cambiamento portata dal Movimento 5 stelle. Un apprezzamento che secondo l’ex ministro socialista Gianni De Michelis sarebbe dettato da presunte ingerenze della diplomazia americana nelle vicende politiche italiane.
Thorne era già stato presente a un incontro tra una delle guide del movimento, Gianroberto Casaleggio, e il guru informatico del presidente americano Barack Obama, Michael Slaby.
L’INTERESSE DELLE BANCHE D’AFFARI
A scrutare Grillo non potevano mancare le grandi banche d’affari, da Merrill Lynch a Goldman Sachs, – che lo ha elogiato per mezzo del guru Jim O’Neill – passando per Citigroup.
Un atto dettato dalla curiosità, ma in fondo quasi dovuto visto il peso elettorale maturato dal Movimento 5 stelle, che potrebbe introdurre importanti variabili nella politica economica italiana.
I TIMORI DEL MONDO EBRAICO (ANCHE A NEW YORK)
Non tutti gli americani, però, vedono di buon occhio il comico genovese. Ad essere spaventata è una parte importante e influente dell’opinione pubblica a stelle e strisce, il mondo ebraico, che ha mal digerito alcune presunte frasi antisemite di Grillo.
“Le sue buffonate e i suoi deliri sugli ebrei e Israele” sono “un problema grave”, ha detto in proposito Michael Salberg, direttore di New York degli affari internazionali della Lega Anti-diffamazione del popolo ebraico.
LA CURIOSITÀ DEL MAGNATE GEORGE SOROS
I social media stanno irrimediabilmente cambiando la politica in Europa e Beppe Grillo è una delle punte più avanzate di questo processo.
Parola di George Soros, magnate americano di origine ungherese, che a Grillo ha dedicato un dossier realizzato dal think tank britannico Demos con il supporto della sua Open Society e il contributo di ricercatori dell’Istituto universitario europeo di Fiesole.
L’obiettivo? Comprendere la figura carismatica del comico, le nuove dinamiche di Internet e analogie e differenze del M5s con gli altri movimenti “populistico-digitali” presenti in Europa.
IL RITRATTO DI BROOKINGS INSTITUTION
Un’analisi accurata di Grillo e del suo ruolo all’interno del movimento è arrivata anche dai think tank mondiali di maggior prestigio, a cominciare dall’americano Brookings Institution.
Gli analisti di Washington hanno dedicato grande spazio alle dinamiche del grillismo, promuovendo il movimento e l’uso dei new media, ma bocciando la figura del comico, considerata a suo modo troppo invadente.
LA STRONCATURA DI LUTTWAK
Beppe Grillo amico degli Usa? Nemmeno per scherzo, secondo lo storico e analista di geopolitica e intelligence Edward Luttwak, che intervenuto su Radio 24 durante la trasmissione radiofonica “La Zanzara” ha riservato a Grillo parole al vetriolo definendo il comico genovese un populista “sfrenato” con qualche “idea pazzoide”: “L’unico attore sulla scena italiana che preoccupa veramente”.
GRILLO NEL TEMPIO DELLA FINANZA
Anche il tempio mondiale della finanza, Wall Street, ha tracciato un approfondito ritratto del comico genovese, che ha definito un politico in ascesa, anti-establishment certo, ma tutt’altro che populista.
Un successo intelligente – l’ha descritto il Wall Street Journal – costruito da Grillo soprattutto attraverso i nuovi media come la Rete, utilizzati principalmente dai giovani, le vere vittime di questa crisi economica, e con un contatto umano forte nelle piazze.