Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

La Sede vacante fa riscoprire il primato del Papa

Mentre ormai Benedetto XVI è divenuto un Pontefice emerito, secondo la corretta definizione etimologica, ed eccoci improvvisamente davanti alla normalità. A Roma tutto sembra calmo, in apparenza. Non ha tanta importanza, in effetti, che l’uomo che è stato Papa fino alle venti di giovedì scorso sia ancora vivo, al contrario di come accade di solito. Non importa se potrà pregare per la Chiesa come e meglio di prima. Quello che è ormai ordinaria amministrazione è la fine del suo regno e l’inizio della vacanza pontificia, ossia del periodo che precede l’arrivo del nuovo pontefice.

Tutto è disciplinato dalla procedura canonica, anche se, a ogni buon conto, non sembra che la situazione abbia trovato ancora una conduzione vera da parte dei responsabili della macchina, ossia dei cardinali elettori. Voglio dire che il collegio che eleggerà, e sarà impegnato da lunedì nelle commissioni e negli incontri preparatori successivi del conclave vero e proprio, è composto di persone che sono tuttora non solo letteralmente ma metaforicamente in viaggio verso la soluzione di questa emergenza, in ascolto di un’indicazione precisa che giunga dall’alto.

Sapete qual è la più grande forza reale della Chiesa?

Quella che si nasconde nella sua storia, e ha un nome che nessuno si azzarda a pronunciare in queste ore: tradizione. Come un anziano saggio navigato, la Chiesa è supportata dalla memoria, dalla sicurezza di che ne ha viste di cotte e di crude in duemila anni di cammino, e ha la capacità intrinseca almeno sulla carta di risolvere qualsiasi problema, anche solo attingendo dal fondo della sua lunga discesa verso il presente.

La situazione attuale, in ogni caso, reclama una duplice esigenza. Da un lato un pontificato che riaffermi il valore permanente, istituzionale, teologico, materiale e spirituale del Primato. Il che significa della forza ordinatrice del Papa. E, dall’altro, l’utilizzo di una risorsa eccezionale anche se rischiosa che ha salvato più volte la Chiesa nella sua indissolubilità perfino nei momenti più difficili di crisi, il cui nome è collettività dei fedeli.

Bisogna sapere che il ruolo del Vicario di Cristo non dipende dalla collegialità dei vescovi, ma la crea, la produce, con buona pace delle letture eterodosse del Vaticano II. Perché l’effetto della presenza del Papa è proprio che Egli genera correlazione tra i pastori, pone giunture tra i credenti, pacifica i rapporti tra i fedeli, imprime lo Spirito Santo dal centro dell’agorà ecclesiale romano fino alla periferia del mondo. L’anima che supporta questa potenza unitaria è la coappartenenza dei battezzati al Corpo Mistico di Cristo, attraverso il Papa, il coetum baptizatorum di cui vagheggiava Bellarmino. La sua presenza presto si svelerà attraverso la volontà dei cardinali, partendo dalla loro scelta libera e assorta. Perciò l’efficacia vera anche adesso sta nella capacità della Chiesa di assecondare quest’unità sentendola dentro, vivendola nella propria intimità spirituale, fungendo da vaso dilatatore e conduttore dell’eternità nel tempo e nella storia.

Romano Guardini diceva che la Chiesa nasce nell’anima e si propaga all’esterno. Io aggiungerei che tale oggettività si manifesta, durante la Sede Vacante, nella convergenza spirituale di tutti i cristiani verso l’unità del Papa che sta per arrivare, desiderato spiritualmente in modo speciale dal suo emerito predecessore.

Siffatta è la vera partita che sarà giocata nei sacri palazzi nei prossimi giorni. E forse l’assenza di grandi figure preminenti di rilievo mediatico, di papabili, è il modo migliore per riscoprire un fatto importantissimo. Il Papa senza una Chiesa unita ha un’unità solo ritirata, isolata, anche se legittima. La Chiesa senza un Papa in carica è priva di se stessa, della sua essenza. La saldatura di tutto è il Conclave che raccoglie in uno le membra disperse e le materializza nell’istituzione petrina, sempre uguale e sempre nuova. Stando guardando con attenzione quello che accade, come si fa di notte, d’estate, attendendo le stelle cadenti, potremo ammirare in silenzio uno spettacolo maestoso e miracoloso, un vero Natale che conclude l’Avvento. Possiamo farlo.

Dunque, cerchiamo di vedere l’essenzialità di quanto occorre, non solo l’umanità dei comportamenti e delle opinioni che vanno e che vengono. Anche perché chi impersona il Pontefice non è mai veramente decisivo, e non lo sarà neanche questa volta. Guardiamo all’eternità. Possiamo farlo, perché in Occidente ne siamo capaci. E’ la nostra radice di civiltà.

 

×

Iscriviti alla newsletter