Non è affatto vero che Bersani si sia mostrato avido di poltrone per i democratici. Al contrario, nei giorni scorsi il segretario del Pd non chiedeva altro che di poterle dare ad altri: ai grillini, ai montiani, agli indipendenti. A chiunque, purché non a quelli del PdL.
Il problema è che in questa nuova legislatura le prime (e forse uniche) cose da fare – cioè la riforma elettorale e quelle mirate alla riduzione dei costi istituzionali della politica – devono necessariamente, per loro stessa natura, essere fatte insieme al PdL.
Cosicché il rifiuto preliminare di qualsiasi possibile accordo con quel partito sull’assetto di vertice dei due rami del Parlamento priva la legislatura del suo unico oggetto di fatto possibile. E rischia di condannare il Paese al salto nel buio del voto anticipato a giugno, con la stessa vecchia legge elettorale che ha prodotto il risultato del voto di febbraio (beninteso, il risultato di un voto a giugno può essere anche molto peggiore).
Questo è il solo – ma più che sufficiente – motivo della scheda bianca dei parlamentari di Scelta Civica: l’elezione di due pur degnissime persone come Pietro Grasso e Laura Boldrini, se accelera lo scivolamento verso lo scioglimento delle Camere, rischia di essere una presa in giro molto pericolosa per l’intero Paese.
(sintesi di un’analisi più articolata che si può leggere sul sito del professor Pietro Ichino)