Dopo aver ricevuto una amorevole pacca sulla spalla dal loro leader Beppe Grillo e aver votato per Vito Crimi e Roberta Lombardi, nominati rispettivamente capogruppo del Senato e della Camera, li abbiamo visti esibirsi ieri all’hotel Universo a Roma con tanto di presentazione con microfono e telecamera in streaming su Youtube.
Chi siano fino in fondo questi neoparlamentari grillini in pochi lo sanno: “Gli eletti vivono le giornate in una specie di trance ipnotica. Ma molti sono preoccupati che l’eventualità di una caduta di un neonato governo possa bruciare uno dei loro mandati”, commenta il giornalista e blogger Antonio Amorosi, autore di un’inchiesta che ha rivelato particolari inediti sui conti di Grillo e Casaleggio, in un articolo pubblicato sul Foglio. Si riferisce al fatto che i grillini possono farsi eleggere per due sole legislature e la probabile caduta di un governo dopo pochi mesi brucerebbe la prima loro possibilità.
Tre grandi blocchi
Amorosi opera una tripartizione all’interno dello stesso Movimento in grandi blocchi: innanzitutto tra loro ci sono “i fidatissimi di Casaleggio”, i capogruppo al Senato e alla Camera: “Crimi, factotum da sempre alla direzione del Movimento in Lombardia e la Lombardi che operò per la messa all’angolo di esponenti grillini, come la portavoce romana Serenetta Monti che volevano un Movimento slegato dalle logiche verticistiche del duo”, scrive Amorosi. Entrambi eletti ieri per un incarico che – stabilisce il codice grillino – dura solo tre mesi.
Segue poi il “grande blocco dei deputati e senatori alla prima esperienza assoluta in politica, disorientati, impauriti”. Di loro Amorosi dice che essendo senza esperienza “sono terrorizzati dalle figuracce che potrebbero collezionare, figuriamoci ricoprire incarichi parlamentari”. Per finire ci sono i “vecchi, che sono tra i fondatori del movimento e con molti anni alle spalle e per questo conoscono le logiche di comportamento del guru e sono considerati i più fluttuanti”.
I grillini secondo Casaleggio
Alla luce di ciò per Amorosi “l’idea fondamentale di Casaleggio è di pensare almeno in questa fase a un partito dei “pianisti”. Gente che vota su indicazione dall’alto”, si legge sul Foglio. Ma Casaleggio non ne fa una questione di esperienza: “Lui li divide per regioni: sono considerati affidabili i piemontesi, i campani e i lombardi. Le regioni meridionali, quasi in massa composte da parlamentari sconosciuti, vengono considerate inaffidabili (se escludiamo in parte la Sicilia che vive ancora il suo entusiasmo elettorale). E poi c’è l’Emilia Romagna che è tenuta in un angolo visti i precedenti Salsi, Favia e Tavolazzi”, scrive Amorosi.