Che fra lo storico britannico Niall Ferguson e Paul Krugman non corresse buon sangue lo si era intuito nel 2009, quando durante le elezioni presidenziali i due si scontrarono riguardo la politica economica e monetaria di Barack Obama.
In quell’occasione il Nobel americano per l’economia, sostenitore di Obama, accusò Ferguson – conservatore e repubblicano convinto, supporter prima di John McCain e poi di Mitt Romney – di “riesumare fallacie vecchie di 75 anni”.
A distanza di tempo, come riportato da Business Insider, i contrasti fra i due non sembrano essersi appianati, tanto da aver spinto lo storico a dire pubblicamente che “lo stile di Krugman nei dibattiti suggerisce che possa essere stato traumatizzato da bambino”.
Parole forti, “dissonanti” con il curriculum di Ferguson, professore di storia moderna all’Università di Harvard, conosciuto anche in Italia per una sua saltuaria collaborazione con il Corriere della Sera. Ferguson, tuttavia, non è un personaggio nuovo alle cronache. Molte sue teorie di storia controfattuale su colonialismo, imperialismo e conflitti mondiali non hanno mancato di scatenare diverse polemiche.
Questa volta la ribalta sui media è arrivata nel corso di una trasmissione di Bloomberg Tv, dove la giornalista Sara Eisen ha reso note le dichiarazioni al vetriolo dello storico britannico.
“A mio parere – ha detto Ferguson – Paul Krugman ha arrecato danni fondamentali alla qualità del dibattito pubblico sull’economia. Egli può essere perdonato per aver sbagliato, come fa spesso – anche se non lo ammette mai. Può essere anche perdonato per l’accanimento e la monotonia con cui espone ogni tematica. Quel che però è imperdonabile è l’assenza totale di civiltà che caratterizza il suo modo di esprimersi”.
Continuando, “la sua incapacità di discutere una questione senza insultare il suo avversario suggerisce una sorta di profonda insicurezza, forse il risultato di qualche trauma infantile. E’ un peccato che colui che una volta era uno studioso di talento, come Krugman, si debba sminuire in questo modo” ha concluso lo storico britannico.
Della serie: chi la fa, l’aspetti.