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Papa Francesco riceve il premio Nobel Adolfo Perez Esquivel

“Jorge Mario Bergoglio fu una delle tante vittime della dittatura, non un complice”, sostiene l’argentino Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la pace del 1980, che oggi è stato ricevuto da Papa Francesco in Vaticano.

“Essere complice, infatti, significa aver collaborato con la dittatura; in effetti, alcuni vescovi – come monsignor Adolfo Servando Tortolo [vicario castrense, arcivescovo di Paraná e ancora presidente della Conferenza episcopale argentina negli anni ’76-’78 furono complici. Faccio notare che Bergoglio, a quel tempo, non era vescovo, ma solamente superiore provinciale dei gesuiti in Argentina. È anche vero che egli non ebbe il coraggio, come lo ebbero altri sacerdoti, religiosi, religiose, e anche vescovi, di porsi alla guida di coloro che lottavano per i diritti umani; questo non lo fece. Mi consta però che egli cercò di protestare per la violazione di questi diritti. Dobbiamo comunque collocare questi fatti nel clima tremendo di quell’epoca di dittatura militare”, afferma Perez Esquivel in un’intervista a Luigi Sandri e Gianni Novelli al mensile ‘Confronti’ che apparirà nel numero di aprile.

Perez Esquivel, difensore dei diritti umani in Argentina, è stato imprigionato e torturato durante la dittatura militare. La sua elezione al soglio pontificio è “un grandissimo evento” storico, per Perez Esquivel. “Mi ricordo – prosegue Perez Esquivel – di avere allora parlato con il rappresentante della Santa Sede di quel tempo, mons. Pio Laghi, sul problema della difesa dei diritti umani in Argentina, e anche delle suore e dei religiosi incarcerati e torturati. Egli mi disse: “Che vuole che faccia? Io sono il nunzio apostolico; noi protestiamo, protestiamo con i militari, ma essi, pur dando ad intendere di ascoltarci, non fanno poi quello che chiediamo loro”.


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