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Cosa nasconde lo streaming Bersani-M5S

Questa mattina è andata in scena la prima consultazione in diretta Web della storia, che ha visto protagonisti il presidente preincaricato da Napolitano, Pierluigi Bersani, e i due capigruppo grillini, Vito Crimi e Roberta Lombardi. Impossibile non parlarne sul Web, dove in molti hanno decantato la svolta attribuibile al Movimento 5 Stelle della politica italiana a favore della trasparenza.

Una provocazione

Ma per Mario Prignano, capo della redazione politica del Tg1 Rai, lo streaming non è sinonimo di trasparenza: “Io sono profondamente convinto che lo streaming, la diretta web, non porterà ad una trasparenza totale. L’incontro in diretta streaming tra Bersani e i capigruppo 5 Stelle equivale a dire che gli accordi meno confessabili verranno presi altrove. Ma tutto ciò non è completamente positivo, perché alcune scelte meritano di essere tenute riservate almeno in prima battuta”.
La decisione ricalca evidentemente uno scenario che si è venuto a instaurare con l’irruzione di Grillo sulla scena politica italiana, dove il Movimento 5 Stelle ha rappresentato una provocazione sia per il mondo dell’informazione, costretto a sottostare alle regole dettate dal Movimento 5 Stelle e alla non comunicazione imposta dal loro leader, sia per quello della politica. Lo spiega così Prignano: “Anche i partiti politici sono stati costretti ad andare dietro questa provocazione: dietro a Grillo sono dovuti andare tutti, sia nella forma che nella sostanza”. Ecco qualche esempio: “I presidenti di Camera e Senato hanno annunciato la riduzione del 30% del loro stipendio? Grillo ha detto ‘non basta’ e il giorno dopo la riduzione è stata portata al 50%; Grillo annuncia di fare le proprio riunioni in streaming? La direzione del Pd per la prima volta avviene in diretta streaming; Grillo chiede che si facciano le consultazioni in streaming? Bersani non ha nulla in contrario. Si tratta di aperture e si tratta di aperture positive. Questo ci dà la cifra di come sta cambiando la nostra politica e la nostra formazione”, commenta Prignano.

Tra trasparenza e controllo

Anche Giancarlo Loquenzi, conduttore di “Prima di domani” e “Zapping 2.0″ su Rai Radio1 cerca di ridimensionare l’effetto buonista della tecnica utilizzata dal Movimento 5 Stelle: “Lo streaming sta in bilico tra la trasparenza e il controllo. Bisognerà vedere come si evolverà”. Ma una domanda sorge spontanea: “Veramente lo streaming è qualcosa che ti fa vedere quello che succede o è un elemento che permette ai vertici e agli staff (questo nuovo elemento di controllo) di vedere quello che fanno realmente i ‘controllati’?”.
Per Loquenzi l’utilizzo che Grillo fa dello streaming ha una doppia faccia: “Sul versante pubblico rappresenta un omaggio alla trasparenza ma sul versante interno costituisce uno strumento potentissimo di controllo sugli orientamenti dei propri eletti che Grillo ha necessità assoluta di monitorare passo dopo passo. Non è certamente un omaggio alla dea trasparenza – sottolinea il giornalista di Radio1 -. “Tutti si affannano a seguire la versione buonista dello streaming, senza rendersi conto che è uno strumento molto forte e di imprevedibili conseguenze dal momento che la leadership in questo modo controlla la sua compagine parlamentare”.

Noia e falsità

D’accordo con i colleghi Prignano e Loquenzi è il direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli ‏(@DeBortoliF) che così scrive su Twitter: “Tutto in streaming, trasparenza assicurata, come la noia e la falsità”.

Un interrogativo

Ma c’è un altro aspetto da non sottovalutare, quello di cui parla tra gli altri il giornalista Tommaso Labate: “Ma perché non s’è fatta la diretta streaming della consultazione interna al #M5S, quella finita all’unanimità? #streamingPdM5S”. Labate fa notare che lo streaming sarebbe stato più interessante in un altro incontro, quello da cui è uscita la decisione all’unanimità di non fiducia del M5S a Bersani.


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