Skip to main content

DISPONIBILI GLI ULTIMI NUMERI DELLE NOSTRE RIVISTE.

 

ultima rivista formiche
ultima rivista airpress

Sui Marò Napolitano e Monti sculacciano Terzi

L’Italia non sta mandando i suoi due marò “allo sbaraglio, incontro a un destino ignoto; non rischiano la pena di morte”. E’ quanto afferma il ministro degli Esteri Giulio Terzi, in un’intervista a Repubblica, dopo la decisione di consentire il rientro in India di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di omicidio dalle autorità indiane in relazione alla morte di due pescatori locali nel febbraio 2012. Ma intanto, il processo al ministro, anche quello di Palazzo Chigi e Quirinale, è già partito.

Le giustificazioni di Terzi

“Senza lo strappo non avremmo potuto contrattare con il governo indiano le condizioni attuali, che prevedono per loro condizioni di vivibilità quotidiana e la garanzia che non verrà applicata la pena massima prevista per il reato di cui sono accusati”, ha spiegato il ministro, dicendosi convinto che “la mossa di riportarli in Italia e comunicare che non sarebbero rientrati abbia avuto l’effetto che ci aspettavamo, clamore a parte”. Con l’India, ha proseguito Terzi, si è riaperto “un canale di comunicazione diplomatica e giuridica che si basa sul mutuo rispetto, come ha chiesto l’Onu più volte. Ora non ci sono più “le preoccupazioni che avevamo in precedenza”.

Niente dimissioni (da un governo dimissionario)

E a ai tanti che invocano le sue dimissioni, Terzi ha risposto: “non ne vedo il motivo. In questi mesi abbiamo lavorato con impegno, cercando sponde diplomatiche e giuridiche per risolvere la situazione”. “Dimettermi? Io faccio parte di un governo dimissionario. E le dimissioni, se è per questo, me le chiedono sin da quando la nave Enrica Lexie è attraccata nel porto di Cochi, con polemiche e strumentalizzazioni che ritengo del tutto ingiustificate”, ha concluso.

Il cambio di strategia: Terzi-De Mistura

“La parola data da un italiano è sacra: noi eravamo pronti a rispettarla ma avevamo chiesto delle garanzie, in principio quella che non fosse mai contemplata per loro la pena di morte. Ora abbiamo ricevuto le garanzie e sulla base di queste manterremo la nostra parola”, ha spiegato prima della partenza il sottosegretario agli Esteri italiano, Staffan De Mistura, che ha accompagnato in India i due fucilieri. “La spiegazione del sottosegretario, però, sottolinea Fabrizio Caccia sul Corriere della Sera, non sembra coincidere affatto con la netta presa di posizione del suo ‘superiore’, il ministro degli Esteri Giulio Terzi, che l’11 marzo scorso annunciò pubblicamente che, ‘stante la formale instaurazione di una controversia internazionale tra i due Stati’, alla scadenza del permesso Latorre e Girone non avrebbero fatto rientro in India, perché ‘la giurisdizione è italiana’, precisò Terzi cinguettando su Twitter. Da parte indiana si scatenò il finimondo, poi ecco l’improvviso dietrofront.

La carenza di informazioni

‘Non abbiamo informato i nostri alleati, non abbiamo informato l’Unione Europea, non abbiamo informato l’India. E’ stato uno dei tanti, tantissimi, errori commessi. Ma non il più grave’. Durante la riunione del Cisr (il comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica), l’atmosfera, scrive Marco Galluzzo sul Corriere, è a tratti molto tesa. “Riemergono incomprensioni finora rimaste sotto traccia. Una fortissima irritazione del presidente del Consiglio, in qualche modo è sovrapponibile a quella dello stesso Napolitano: il premier e il capo dello Stato ‘non erano debitamente informati’ sulla vicenda”.

“‘Per usare un eufemismo’, continuano a Palazzo Chigi, ‘ci sono state gravi carenze informative, un’accelerazione mediatica ingiustificata da parte della Farnesina, si è dato per scontato che l’India non avrebbe escluso la pena di morte, cosa che invece è poi avvenuta’”.

Le colpe di Terzi

“La riunione è in qualche modo ‘un processo’ al ministro degli Esteri, presunto colpevole di ‘una fuga mediatica in avanti’: gli si contesta di aver commesso errori di metodo, non solo sostanziali. Non aver coinvolto tutto il governo, in modo collegiale. Non aver ritenuto necessario un atto formale dell’Italia, al più alto livello, ‘o con un provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri o con uno del Consiglio supremo di difesa’, organismo che mette intorno a un tavolo, per le questioni strategiche, sia il capo dello Stato, che il governo e le Forze armate. Aver deciso in fretta, senza attendere le risposte necessarie che dovevano ancora arrivare dall’India, senza consultarsi in modo adeguato con il presidente del Consiglio e la prima carica dello Stato, dando per scontato quello che scontato non era”, prosegue Galluzzo.

La parola a Palazzo Chigi

“Il ripensamento del governo diventa addirittura ‘segreto di Stato’ per alcune ore, almeno sino a quando il governo non deciderà di comunicarla. E anche nella modalità della comunicazione, c’è il segno della correzione di rotta: non è la Farnesina a rimangiarsi la decisione, è Palazzo Chigi a dire che la decisione è revocata”, conclude Galluzzo.

×

Iscriviti alla newsletter