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La crisi toglie energia agli italiani

La crisi italiana si sente. Dentro le case degli italiani e negli stabilimenti produttivi del Paese, costretti ad una produzione inferiore al 2012 e quindi con un fabbisogno energetico più basso. Nel mese di febbraio l’energia elettrica richiesta in Italia, pari a 25,7 miliardi di kWh, ha fatto registrare una flessione dell’8,1% rispetto a febbraio dello scorso anno.

I dati sul calo dei consumi

Depurata dagli effetti di temperatura e calendario, la variazione della domanda elettrica di febbraio diventa -5,1%. Rispetto al corrispondente mese di febbraio del 2012, quest’anno si è infatti avuto un giorno in meno (lo scorso anno è stato bisestile) ma una temperatura media mensile di circa un grado centigrado inferiore. Nel primo bimestre la domanda di energia elettrica è risultata in flessione del 5% rispetto ai valori del primo bimestre del 2012; a parità di calendario il valore è -3,7%.

La produzione nazionale e l’import

Nel mese di febbraio 2013 la domanda di energia elettrica è stata soddisfatta per l’83,2% con produzione nazionale e per la quota restante (16,8%) dal saldo dell’energia scambiata con l’estero.

La preoccupazione di Assoelettrica

“I dati ancora provvisori diffusi oggi da Terna relativi alla domanda di energia elettrica nello scorso mese di febbraio, appaiono catastrofici e sintomo delle gravissime condizioni nelle quali versa l’economia del Paese, ad iniziare, naturalmente, dal settore elettrico e termoelettrico in particolare”. A sottolinearlo è stato il presidente di Assoelettrica, Chicco Testa, spiegando che si “parla di una calo dell’8,1% sul febbraio 2012, che a sua volta risultava in forte calo sullo stesso mese del 2011, parzialmente corretto in 5,1% tenuto conto del calendario e delle condizioni climatiche. La serie negativa procede dunque costante da ormai più di un anno e mezzo”, ha concluso.

Il nodo dei produttori termoelettrici

Ma ”il dato più allarmante è quello relativo alla produzione nazionale termoelettrica, calata del 23,9%: un elemento che pone urgentemente all’ordine del giorno una revisione delle regole che garantiscono la sicurezza del sistema elettrico. I produttori termoelettrici, chiamati comunque a mettere a disposizione la potenza dei loro impianti, in particolare per bilanciare le fonti rinnovabili non programmabili, rischiano infatti di non essere più in grado di coprire i costi variabili, dopo che per più di un anno hanno visto azzerarsi i margini operativi. Insomma: la situazione del settore da pesante va facendosi insopportabile”, ha concluso.



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