Un rapporto del governo australiano ha ammesso che la principale causa degli eventi climatici estremi che si sono abbattuti negli ultimi mesi sull’Australia è da attribuire ai cambiamenti climatici di origine umana.
La Commissione sul Clima del governo di Canberra ha cambiato posizione rispetto alla tradizionale cautela degli scienziati australiani, finora riluttanti a stabilire un nesso causale tra i singoli eventi e il riscaldamento globale. Secondo quanto riporta oggi il New York Times nel rapporto, intitolato “L’estate arrabbiata”, si argomenta che la frequenza e intensità degli ultimi eventi indicano un’accelerazione che difficilmente potrà essere contrastata se non si intraprendono serie misure per impedire nuovi cambiamenti del clima e dell’ambiente.
La commissione è composta da esperti indipendenti e ha esaminato un periodo di 90 giorni durante i quali si sono registrati 123 record climatici, inclusa l’estate più calda, il giorno più caldo e la settimana più calda di sempre. Sui 102 anni durante i quali si sono raccolti dati climatici in Australia, solo in 21 giorni l’intero paese ha registrato in media temperature superiori a 39° C, e otto di questi sono stati nel 2013.(segue)
“Statisticamente, c’è una possibilità su 500 che siano variazioni naturali a provocare tutti questi record”, ha detto al Sidney Morning Herald Will Steffen, direttore del Climate Change Institute all’Australian National University e autore del rapporto, “non molta gente vorrebbe puntare i suoi risparmi di una vita su un cavallo dato 500 a 1”.
L’Australia è stata stretta per quattro mesi nella morsa di una impressionante canicola che ha fatto scoppiare incendi devastanti nella parte orientale e sudorientale del Paese, la più popolosa.
Sono poi seguite piogge torrenziali che hanno provocato la morte di almeno sei persone e danni per 1,9 miliardi di euro.