Un buco in due Paesi piccoli, ma che produce un grande danno all’Unione. Cipro ha un problema con le sue banche, la Grecia ha un problema di enorme debito pubblico, “due problemi diversi – osserva Leonidas Markides, ambasciatore cipriota a Roma – che l’Ue forse ha affrontato in maniera identica ma non efficace, a giudicare almeno dai risultati della cura greca”.
Eccellenza, parafrasando le parole del capo dell’Eurogruppo, Dijsselbloem, state vivendo il memorandum salva Cipro come un “modello esportabile” o come una profonda ingiustizia?
Non le nascondo che a Cipro c’è delusione e amarezza. Ci aspettavamo un atteggiamento più solidale che non c’è stato. Nel caso nostro sono state prese decisioni senza precedenti che stanno stravolgendo radicalmente la nostra economia. I ciprioti sono convinti che tali misure ci sono state imposte perché siamo un Paese piccolo, che si è trovato con un’economia sull’orlo del precipizio. Sul fatto che il modello Cipro possa essere applicato in futuro anche in altri Paesi dell’eurozona, non saprei risponderle. Dall’Ue abbiamo messaggi contraddittori.
Le banche di Cipro azzoppate perché hanno in pancia titoli greci: non è un po’ poco per proporre un prelievo forzoso, in violazione del principio europeo della libera circolazione di capitali?
Questa è la parte che riguarda le nostre colpe. Per troppi anni c’è stata insufficiente sorveglianza sulle attività delle banche cipriote. Il risultato è stato che alcuni banchieri hanno fatto investimenti rischiosi, provocando l’attuale disastro. Purtroppo, il prelievo forzoso non colpisce i colpevoli di questi azzardi, ma investitori stranieri nelle banche di Cipro, per lo più russi o britannici. Il risultato è che il sistema bancario di Cipro ha subito un durissimo colpo e questi capitali stranieri probabilmente si dirigeranno verso gli istituti di altri Paesi.
La problematica della scarsa liquidità interessa anche gli studenti ciprioti nel nostro Paese?
Sicuramente. Tenere le banche chiuse per un periodo di tempo così lungo ha creato grandi problemi a tutti i ciprioti, sia a Cipro che all’estero. Abbiamo dovuto affrontare la difficile situazione degli studenti ciprioti a Perugia e la mensa universitaria ha cortesemente accettato di fornire loro i pasti gratis fino a quando non sarà superato il problema. Colgo l’occasione per ringraziare le autorità dell’ateneo per la loro sensibilità.
Come evitare che nel caso Cipro vengano commessi i medesimi errori commessi in Grecia?
Cipro ha un problema con le sue banche, la Grecia ha un problema di enorme debito pubblico. Sono due problemi diversi ma l’UE forse li ha affrontati tutti e due in maniera non efficace, a giudicare almeno dai risultati della cura greca.
Perché crede non sia stato azionato completamente il fondo salva stati? In fondo rispetto ai 240 miliardi prestati alla Grecia, quei 10 a Cipro sono poca roba…Bella domanda. I nostri partners nell’eurogruppo hanno spiegato che si sono comportati così per due motivi. Il primo era che volevano che Cipro cambiasse “modello economico”, cioè rinunciasse a essere un centro di mediazione finanziaria. L’altro era che, d’ora in poi, i disastri delle banche li dovevano pagare i “privati” non più i contribuenti. Lascio a lei ogni commento.
Vede il rischio all’orizzonte di un’Ue spezzata in due tronconi all’altezza del Mediterraneo?
L’eurozona è già spezzata in due. Da una parte i paesi virtuosi, con la Germania in testa, dall’altra noi indebitati, deboli e divisi.
Come impedire ripercussioni sul turismo, il vero punto di forza dell’isola?
Stiamo facendo un grandissimo sforzo per limitare le conseguenze di questa crisi. Il Presidente Anastasiades ha ricordato che nell’invasione turca del 1974 la nostra economia era uscita distrutta e avevano circa 200 mila profughi da sfamare e da ricoverare. E ce l’abbiamo fatta. Dobbiamo farcela anche ora.
Dai politici italiani non una parola sul caso: è un po’ deluso?
Come le dicevo prima, siamo deboli e divisi. Il Parlamento di Cipro ha preso una decisione coraggiosa quando ha respinto i prelievi forzosi a tutti i risparmiatori. E’ forse l’inizio di un dibattito, che speriamo porti qualcuno a porre ai nostri partners più forti il problema di correggere la politica economica seguita finora. Nel senso di evitare soluzioni recessive e puntare invece alla crescita economica e all’occupazione.
@FDepalo