L’Africa può contribuire per la prima volta nella storia alla crescita globale. A dirlo sono i numeri illustrati in un summit dei ministri africani delle Finanze tenuto sabato a Washington.
Al pari di Brics e Mist, il continente africano entra così fra i Paesi emergenti che nei prossimi anni potranno trainare lo sviluppo mondiale, frenato dalle zoppicanti economie occidentali.
“L’Africa è il continente che ci permetterà di superare il rallentamento della crescita” nel resto del mondo, ha detto con orgoglio il ministro delle finanze del Camerun, Alamine Ousmane Mey, durante la conferenza stampa in occasione delle riunioni di primavera di Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale.
Il continente, vicino al miliardo di abitanti, ha notevoli risorse naturali, una popolazione giovane e una classe media in rapida evoluzione. Uno scenario inimmaginabile fino a pochi anni fa.
“L’Africa è un posto diverso”, ha detto il ministro delle Finanze della Nigeria, Ngozi Okonjo-Iweala. “Per la prima volta, siamo in grado di contribuire alla crescita del mondo”.
L’Africa sub-sahariana crescerà del 5,6% nel 2013, secondo dati del Fondo monetario internazionale pubblicati martedì scorso. Altri diciotto paesi cresceranno invece d’almeno il 6%, con solo due in recessione, Guinea equatoriale e Swaziland.
In Sudafrica, prima economia del continente, è previsto un tasso più moderato del 2,8%.
Anche la Banca mondiale questa settimana ha evidenziato i progressi dell’Africa nella riduzione della povertà. Gli ultimi dati mostrano come il tasso di povertà della regione di 1,25 dollari al giorno sia sceso dal 58,1% del 1999 al 47,5% nel 2008.
Un recente rapporto della società di consulenza McKinsey, notando che l’Africa ha la popolazione con l’incremento più veloce al mondo, ha evidenziato come la sua domanda di consumo in forte espansione, non di risorse naturali, potrebbe trainare la crescita.
A questi dati positivi si affiancano però anche timori. Il continente africano rimane ancora molto influenzabile dagli shock esterni, in particolare a quelli europei, hanno rilevato due dei ministri delle Finanze intervenuti al summit.
“Siamo preoccupati”, ha detto Ngozi. Se la crescita dovesse continuare a essere a singhiozzo nella zona euro, un grande mercato per molti paesi africani, e se rallentasse nelle economie dei mercati emergenti, “saremo più vulnerabili”.
Ecco perché “abbiamo chiesto ai nostri partner in altre parti del mondo di lavorare duramente e più velocemente in modo che le incertezze globali che affronta l’Eurozona possano migliorare”, ha detto il ministro delle Finanze nigeriano.