Quando gli economisti salvano le banche a danno di famiglie e PMI
“Grandi salvataggi del settore finanziario da parte dei governi e ristrutturazioni di debiti sovrani forniscono un esperimento quasi naturale … I primi tipicamente comportano ampi trasferimenti dai governi alle banche, compresi i creditori esteri, mentre i secondi comportano l’opposto quando le banche detengono grandi quantità di debito pubblico ristrutturato”.
Così il Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo rapporto. Dove mostra con ricchezza di dati come le cose sono andate diversamente per le imprese locali non bancarie in Irlanda ed in Grecia a seconda di come è stata gestita la crisi di debito. In Irlanda, mostra l’analisi del Fmi, le banche (salvate) si sono arricchite a scapito delle imprese domestiche e di quelle che dipendono dalla domanda pubblica. Inversamente in Grecia, dove il default ha redistribuito via dalle banche verso le imprese non finanziarie, queste ultime ne hanno guadagnato.
E pensare che questo studio l’ho letto solo 3 giorni fa e pensavo di non parlarne al mio lettore. Se non fosse…Se non fosse che A&G, i mitici Alberto Alesina e Francesco Giavazzi, sono tornati sul Corriere in prima pagina. E stavolta la fanno così grossa che non posso resistere.
Sia chiaro: qualche coerenza A&G la mostrano, quando continuano a chiedere insistentemente di tagliare le tasse. Sapete come la penso: tagliare le tasse si può e si deve, ma strutturalmente, non ora, quando usciremo della crisi. Perché ridurre la tassazione ora in questa crisi da domanda non porterà famiglie ed imprese a domandare di più beni di consumo e di investimenti. E che meglio, molto meglio, è usare tali risorse per aumentare la spesa pubblica con maggiore domanda di beni pubblici via appalti.
E poi insistono con la riduzione dei sussidi alle imprese. Che domanda pubblica non è ma mero trasferimento dai contribuenti alle aziende appunto. A me non dispiace tagliare i sussidi alle imprese, anzi il Programma per l’Italia dei Viaggiatori in Movimento lo prevede. Perché serve per creare spazio fiscale per maggiore spesa pubblica via domanda senza dover aumentare il deficit pubblico. Fino ad oggi A&G questi tagli ai sussidi li volevano, invece, e coerentemente con quanto sopra per tagliare le tasse. Anche loro, senza fare maggiore deficit.
Non più. Quello che sconvolge è la novità nel pensiero di A&G. Che non vogliono più dedicare questi tagli di sussidi alle minori tasse. Ma ad usarli per finanziare …. maggiori sussidi alle banche!
Leggiamo: “Occorre urgentemente costituire delle bad bank, cioè togliere i crediti andati a male dai bilanci delle banche – spostandoli in nuove società, appunto le cosiddette bad bank – perché solo banche ‘ripulite’ possono attirare nuovi investitori e così rafforzare il loro patrimonio…. Una parte dei crediti inesigibili ricadrebbe sugli azionisti, ma inevitabilmente anche sullo Stato, come accadrà con il Monte dei Paschi di Siena.”
Avete capito bene? Ma sì, buttiamo via le risorse che derivano dal taglio ai sussidi alle imprese non bancarie, che potremmo restituire ai cittadini o via minori tasse (A&G prima di oggi) o maggiore domanda pubblica (Piga da sempre), dando ancora più trasferimenti alle banche. Al Monte dei Paschi di Siena.
L’errore è duplice. Il primo, tecnico, è quello di pensare che in questa crisi, in questa tempesta perfetta, l’offerta di credito delle banche ripartirà con questi sussidi. Come se i sussidi della Bce alle banche italiane fossero riuscite e far ripartire l’offerta. Certo che non ci sono riusciti, perché non c’è domanda di credito: chi volete che domandi in questi clima di sfiducia?
Il secondo, etico, di raccomandare di dare risorse proprio a quella banca che ha ospitato al suo interno e protetto una banda di ladroni che con i derivati ha fatto trucchi inverecondi a danno de (o in combutta con) gli azionisti e certamente a danno dei creditori del Monte dei Paschi di Siena.