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La bizzarra guerriglia anti Casta delle caste giornalistiche e sindacali

“Noi chiudiamo, voi discutete del prezzo del caffè alla buvette”. Era questo il sottotitolo dell’apertura del Corriere della Sera di lunedì scorso e faceva da cornice a un articolo di Dario Di Vico, uno dei commentatori più seri ed attenti al nuovo (quello vero) che anche in un periodo di grave crisi si muove nell’impresa, nel lavoro e nell’economia. A parlare era Maurizio Marchesini, presidente della Confindustria emiliano-romagnola: “Da 40 giorni si discute del prezzo del caffè alla buvette di Montecitorio e attorno ci sta cascando il mondo”.

Gli industriali – raccontava Di Vico – si preparano alla manifestazione di venerdì a Torino sotto lo slogan “Il tempo è scaduto” e vorrebbero la partecipazione dei dipendenti per una mobilitazione comune. Siamo arrivati, dunque, al momento del “padroni, operai, uniti nella lotta!”?

La situazione è certamente drammatica, tanto che persino l’autorevole Sole 24 Ore è sceso in campo – dopo lo storico “Fate presto” – con un nuovo titolo a caratteri cubitali: “Basta giochi”. La politica è da settimane “incaprettata” nei lacci dei veti reciproci e non si intravede una via d’uscita quanto meno temporanea. Ma è troppo comodo che il mondo dell’impresa (e non solo esso) si limiti a sparare nel mucchio, a prendersela con la politica in quanto tale.

La cocciutaggine del Pd

Chi porta le maggiori responsabilità tra le principali forze politiche se non è stato possibile formare, fino ad ora, una maggioranza ed un esecutivo stabili? Del Pd che non vuole collaborare con il Pdl e che ha fatto di tutto, persino offrire l’altra guancia (e il sedere) a Beppe Grillo, allo scopo di promuovere (udite! udite!) un governo di cambiamento?

L’impertinenza del Cavaliere

Di Silvio Berlusconi che – nonostante tutte le vicende giudiziarie in cui è coinvolto – continua a raccogliere voti per quel fantasma di partito che ha nome Pdl? Di che cosa può essere rimproverato il Cavaliere? Di continuare a esistere, di insistere nel “presentarsi” in barba di coloro che lo giudicano “impresentabile”? Oppure la colpa dello stallo è del M5S che non vuole “fare razza” con nessuno? Ma se così è non è più onesto prendersela con gli italiani che si sono fidati di un avventuriero senza scrupoli, soltanto per seguire la chimera dell’antipolitica?

Il ruolo del Corriere della Sera

“Le chimere sono animali feroci – ha scritto Sebastiano Vassallo – Gli uomini si nutrano di chimere, le chimere si nutrono di uomini”. Arriviamo così al prezzo del caffè alla buvette della Camera (che sembra diventata la mescita di una Casa del Popolo). La Confindustria afferma che l’argomento non merita una discussione approfondita? E il Corriere della Sera offre lo spazio dell’apertura a tale considerazione? Ma come? Per anni il più importante quotidiano italiano ha sguinzagliato le sue migliori “penne” (le stesse che hanno incassato milioni con i libri sulla Casta) a inseguire il costo sostenuto dai parlamentari per sorbire la classica tazzina di caffè o per consumare un pasto al ristorante di Montecitorio (dove i giornalisti accreditati disponevano di un tavolo loro riservato). Ricordate la telenovela degli spaghetti all’astice quando le troupe televisive si disperdevano tra i ristoranti del centro a chiedere a quale prezzo questo piatto succulento (che nei Palazzi del potere non era mai stato servito) fosse inserito nei loro menù sbandierandone uno, con un prezzo estremamente economico, proveniente chissà come dal ristorante del Senato? Oppure qualcuno ha memoria di come fosse vezzeggiato il titolare di quella pizzeria che tra i suoi clienti non voleva dei parlamentari?

L’ossessione anti Casta dei giornali

Per anni sono state dedicate pagine e pagine alle feste mascherate organizzate da qualche giovane politicante sciocchino o alle vacanze di qualche giovane deputata in località esotiche solitamente frequentate da frotte di italiani; per anni si sono inventate Logge P3 e P4, senza arrivare a capo di nulla sul piano giudiziario. I politici sono stati presi di mira su tutto, a partire dai loro emolumenti, senza accettare precisazioni o smentite, al solo scopo di suscitare nei loro confronti un’ostilità diffusa ed implacabile e promuovere quella stessa invidia sociale senza più controlli e freni che ha portato, nei giorni scorsi, un sacerdote ad incoraggiare i (sedicenti) poveri a trasformarsi in ladri benedetti dal Signore, rubando ai ricchi. Così si sono alimentate vere e proprie campagne di odio, irragionevole e scomposto, fino al punto di accreditare un movimento fascistoide come quello del duo Grillo&Casaleggio, che hanno fatto dell’antipolitica la leva del loro consenso.

Lo strano stupore di Confindustria

Ecco perché la Confindustria non deve meravigliarsi: tutti si sono autoassolti nello stesso momento in cui la croce veniva caricata sulle spalle della politica (che in verità ci ha messo tanto del suo). Sono stati loro, gli altri, i campioni della società civile, a trasformare il prezzo della tazzina del caffè in una questione di Stato. Tanto che la neo-eletta presidente della Camera è stata accolta da un peana di elogi quando ha reso noto che non userà l’appartamento presidenziale, ma continuerà a dormire a casa sua o quando si reca a pranzo alla mensa dei poveri.

I nuovi, bizzarri valori

Siamo arrivati al punto in cui la giovinezza, l’incompetenza, la mancanza di qualunque esperienza di lavoro – come se si volesse rinverdire il mito del “buon selvaggio” – sono diventati dei valori, delle qualità. Che altro dire? Solo questo: avete voluto la bicicletta dell’antipolitica? Avete, di conseguenza, votato il M5S all’insegna dello slogan “così imparano”? Adesso pedalate, se ne siete capaci. Come soleva dire la grande Margaret Thatcher: la responsabilità e la libertà appartengono agli individui. Nel bene come nel male.

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