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Quando la Cassa per il Mezzogiorno era “americana”

La Cassa per il Mezzogiorno? Tutt’altro che una fonte di spreco. Un luogo comune, quello che vuole la Cassa come un carrozzone deputato a sperperi e clientele, che Amedeo Lepore ha provato a smentire nel suo volume “La Cassa per il Mezzogiorno e la Banca Mondiale: un modello per lo sviluppo economico italiano”.

I DOCUMENTI INEDITI
Consigliere della Svimez, l’associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno dove ha presentato la sua ricerca, Lepore ha scritto il suo libro sulla base di documenti inediti della Banca Mondiale, per la prima volta messi a disposizione del pubblico.
Il libro indaga il ruolo della Banca Mondiale nella fase iniziale dell’intervento straordinario, dal 1950 al 1965, l’andamento dei finanziamenti della Banca per lo sviluppo del Mezzogiorno, analizzandone la destinazione verso progetti infrastrutturali e industriali, come ad esempio la centrale nucleare del Garigliano in Campania, facendo emergere la cooperazione tra i vari livelli di governance anche internazionale.

IL LEGAME CON GLI USA
Perché, evidenzia Lepore, la Cassa per il Mezzogiorno è stata innanzitutto uno dei segni più evidenti del fortissimo legame tra l’area più depressa d’Italia e gli Stati Uniti.
Qualche esempio? Gli otto prestiti che la World Bank concesse alla Cassa per il Mezzogiorno in quindici anni, dal 1950 al 1965, per un ammontare di oltre 200 milioni di euro, e il fatto che il capo del dipartimento Economia della Banca, Paul Rosestein-Rodan, sedette per oltre dieci anni nel consiglio di amministrazione della Svimez.

UN APPREZZATO MODELLO DI SVILUPPO
Non erano assolutamente interventi improduttivi“, dichiara l’autore, “ma progetti che rispondevano a una triangolazione di interessi: lo sviluppo del Sud, dell’industria del Nord e dell’intero Paese, oltre che la presenza e il ruolo degli Stati Uniti”. Qual è il messaggio attuale che offre il volume? “L’intervento del Sud era funzionale allo sviluppo del Nord e dell’intera Italia, continua Lepore. Per questo – conclude Lepore – la Cassa dei primi anni ha rappresentato un modello di sviluppo economico analizzato e riconosciuto a livello internazionale”.

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