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Economia e Divina Commedia

La Divina Commedia è uno scrigno senza fondo: metafore, pensieri, riflessioni che attirano riflessioni, satira, comicità, sagacia, ironia, risate plautine assieme a moniti universali. Divina e Comedìa per appunto. Bene fece il Botticelli a disegnarla su delle strisce che oggi chiameremmo comics, dei divini comics. C’è anche dell’economia nella Divina Commedia. E questa serie di piccoli spunti danteschi comincia oggi con i falsari di monete.

La falsità è uno degli attributi peggiori che l’inclinazione umana può assumere. Chi la pratica finisce per farla propria e per non poterne fare più a meno. Entra nel sangue e si impadronisce dei pensieri e delle parole. I falsi sono falsi con loro stessi e poi col mondo.

I falsari sono giù giù, quasi sul fondo dell’Inferno, a due passi da Lucifero. Decima Bolgia dell’ottavo Cerchio (Canti XXIX e XXX). Sono suddivisi in quattro gruppi, a seconda che abbiano mistificato i metalli, la parola, la persona, la moneta.

I contrapassi di Dante contengono sempre il concentrato estremo della riflessione. I falsari di moneta, coloro che stampano moneta allo scopo di impadronirsi di valore che non hanno prodotto e che non esiste, scontano una pena tanto sanguigna quanto esplicativa anche da un punto di vista economico.

Si gonfiano, si gonfiano, si gonfiano. Sono dei malati di idropisia estrema, tanto da assomigliare a dei liuti con casse armoniche deformate. La pelle si tende, scricchiola, si screpola e fa male. L’abbondanza che hanno tentato di creare per via fittizia diviene la loro stesa condanna. Non riescono a smaltirla, ne sono sopraffatti.

Volume senza sostanza, peso senza valore, dimensioni senza equilibrio. Esattamente quello che succede nel sistema economico quando si abusa della leva monetaria e ci si illude che la “libertà” di stampare moneta possa da sola risolvere i problemi del mondo reale Purtroppo si assiste spesso, di questi tempi, a retoriche invocazioni alla sovranità monetaria, come riconquista della possibilità di autodeterminare il proprio livello di ricchezza, il proprio successo, la fortuna di un popolo e di una Nazione. L’Euro – si sente dire – ha limitato la nostra possibilità di emettere moneta, di stamparla senza limiti e di farla circolare per sistemare le cose, di distribuirla ai cittadini.

Si ignora del tutto che stampare moneta al di fuori di una regola chiara che raccordi l’emissione alla produzione di ricchezza reale è, di fatto, falsificare. Una falsificazione su scala Paese o addirittura su scala continentale. Può darsi clemenza per coloro che non sanno quello che dicono e che parlano al bar.

Sicuramente un bel biglietto di sola andata verso la decima Bolgia dell’ottavo Cerchio lo meritano quelli che simili infondati messaggi lanciano in qualità di tecnici o in posizioni istituzionali e di responsabilità. Illusione monetaria, inflazione, incertezza dei cambi tra valute, incertezza contrattuale, tasse occulte dovute all’erosione dei valori reali dei redditi e dei risparmi, corti circuiti di redditi che si rincorrono l’un l’altro in termini nominali senza schiodarsi di un mm in termini di potere d’acquisto, etc. etc. Sarebbero tutti contrapassi, questi, che non tarderebbero a far sentire la loro dura morsa.

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