“I grillini adesso sono stanabili”, certifica Federico Mello, giornalista autore del pamphlet “Il lato oscuro delle stelle” (Imprimatur-Aliberti), secondo cui il fatto stesso che il comico dica addio indistintamente ai cliché di destra e sinistra ne conferma il carattere demagogico e populista. Ma con un Pd morente, ora non ci sono più alibi.
Contrordine di Grillo, solo un golpettino e non più colpo di Stato. Che cosa pensa della conferenza stampa del leader del Movimento 5 Stelle?
È una primizia ma lui sa bene come muoversi, a molte domande non risponde, la mette sempre sul piano del paradosso e dell’iperbole. Anche alle domande cui ha deciso di rispondere mi pare si sia tenuto sempre su questo piano. Ciò detto mi sembra chiaro un passaggio: si è reso conto che ieri ha avuto un comportamento irresponsabile, rischioso e pericoloso, di cui credo sia il caso che si scusa. Infatti oggi è tornato sui suoi passi.
Si dice d’accordo con Rodotà: “Non faccio calate a Roma”. Ma di fatto per i grillini si è aperta una fase due: quali saranno i contorni di questa strategia?
Molto dipenderà da composizione e programma del nuovo governo, un discorso in itinere. Due i rischi che corrono: si giocano una partita importante di fronte ad un esecutivo che, ad esempio, offra l’immunità a Berlusconi o avvii provvedimenti per la classe politica e non per i cittadini. In quel caso i cinque stelle avranno vere e proprie praterie. Ma quello che è accaduto ieri in piazza Montecitorio è un qualcosa che potrebbe ritorcersi contro, perché senza dubbio nel Paese vi è una forte rabbia e il fatto che lui non abbia parlato a piazza Santi Apostoli dimostra una totale incapacità organizzativa, nel controllare il tipo di riverbero che loro stessi generano. Ieri la piazza brulicava di centri sociali, Forza Nuova, mitomani: insomma, di tutto e di più. Ed era una situazione del tutto incontrollabile.
Continuare a soffiare sul fuoco dove porterebbe?
Già sono presi molto più sul serio rispetto a qualche tempo fa. Il nodo sta nel fatto che il movimento non ha grossi riferimenti valoriali, in cui tutti possono entrare, dove manca una struttura: tutto ciò nel medio periodo potrebbe metterli in seria difficoltà. Alle fortissime aspettative si contrappone l’esigenza di risposte.
Se il programma di Amato o Letta sarà quello improntato dai saggi, allora Grillo si troverà in difficoltà o paradossalmente con più vento in poppa?
I grillini hanno chiesto le commissioni, ma quando si sono occupati di cose concrete hanno inanellato una gaffe dopo l’altra. Sono persone per bene cui però manca completamente la grammatica politico-parlamentare. Belle idee hanno poi bisogno di gambe politiche e legislative per trasformarsi in realtà. Certo, hanno dalla loro una posizione forte, sul Quirinale hanno giocato una partita praticamente perfetta. Ma ora un Pd morente (o morto) toglie loro anche quell’alibi del nemico. Hanno in fondo raggiunto il loro obiettivo distruggendo i democratici, magari si saranno autodistrutti, ma di fatto il Pd non c’è più. E questo vuoto chi lo riempirà? Grillo sarà in grado di muoversi in quello spazio senza far tracimare la rabbia?
E se il governo riuscisse a cambiare la legge elettorale, ad esempio?
Certo è lì il banco di prova: cosa faranno, non lo voteranno solo perché è il governo degli inciuci? E se proporranno il rilancio di economia e crescita il M5S non lo appoggerà? È chiaro che i grillini con un Parlamento fermo non erano stanabili, adesso però si comincia a fare sul serio.
In Francia Le Pen, in Grecia Alba dorata, in Italia i grillini: il comico si erge a frangiflutti contro armi ed estremismi, dice. Una metafora realistica o l’ennesimo lato oscuro delle stelle?
Da un certo punto di vista è senza dubbio così, in quanto è stato un argine rispetto al malcontento che nel paese montava. Ma il ripetere questo concetto è la controprova del fatto che in gran parte ha pescato in un elettorato molto ingenuo e poco preparato. L’idea che qualcuno abbia potuto votare indistintamente Forza nuova piuttosto che Grillo, ne conferma il carattere demagogico e populista. In fin dei conti in campagna elettorale ha strizzato l’occhio a destra come a sinistra, al reddito di cittadinanza come all’abbattimento dell’Irap. Falso inoltre quando asserisce che la politica non è né di destra né di sinistra e si distinguerebbe invece in buone e cattive leggi. E sta lì a dimostrarlo il governo Monti, dove ci sono state scelte politiche e non tecniche. Perché allora fare la riforma delle pensioni e non prevedere una patrimoniale?
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