Skip to main content

25 aprile, la Storia non diventi terreno di scontro politico

Le polemiche sul 25 aprile? Opere di faziosi che vogliono trasformare un momento di valore storico in attualità politica”.

È il giudizio di Lodovico Festa, giornalista e saggista: ha contribuito a fondare Il Foglio e collabora con Tempi e Il Giornale. In una conversazione con Formiche.net riporta ai giorni nostri la festa di Liberazione, spiegando perché l’Italia ha bisogno di emanciparsi da una lettura politica della Storia.

LE POLEMICHE NEL DIBATTITO PUBBLICO
Commentando le dichiarazioni di Beppe Grillo e Nichi Vendola, Festa ammonisce da un uso distorto di quel che è stato: “Il 25 aprile – rileva – è uno dei momenti fondativi della nazione, ma non va attualizzato politicamente. Bisogna distinguere i dati della Storia da parole poco nobili come quelle ascoltate oggi. È evidente che non regge nessun tipo di paragone tra ieri e oggi e che non ci sono più fascisti, come non c’è nessuna morte per la festa di Liberazione”.

LE RAGIONI DI UNA FRATTURA
Più che le polemiche, per Festa è importante comprendere perché, a differenza del resto d’Europa, l’Italia fatica a ritrovare una riappacificazione nell’analisi storica.
La Resistenza ha un valore permanente. Tuttavia in alcune fasi essa ha avuto un’attualizzazione politica che a volte è stata ragionevole, come negli anni ’60, a volte pretestuosa, come oggi. Questo perché il nostro Paese, al contrario di altri, nell’uscire dalla II Guerra mondiale ha retto istituzionalmente anche grazie al contrappeso del più grande Partito comunista d’occidente. Dal 1947 al ’91 – aggiunge – lo Stato ha funzionato su questo equilibrio; quando dopo la caduta del Muro di Berlino il sistema è entrato in crisi, non è stato riformato”.

L’URGENZA DELLE RIFORME
Secondo Festa, c’è necessità di procedere quanto prima a una revisione istituzionale dello Stato, sforzo richiesto nuovamente in queste ore dal presidente della Repubblica.
Napolitano – sottolinea il giornalista – vorrebbe risolvere il problema mettendo mano alla seconda parte della Costituzione, che è quella che produce le attuali fratture nella società. È chiaro che poi tutto ciò accade in un momento complicato, che ha come sfondo una crisi economica e dello stato sociale in Italia e in Europa. Il modello cui si sono ispirati alcuni paesi europei è quello semipresidenziale, che personalmente prediligo perché capace di consolidare sovranità popolare e potere decisionale. Solo attraverso una seria riorganizzazione dello Stato – conclude – si possono gettare le basi una concordia che metta d’accordo tutti i partiti nel non usare la Storia come terreno di scontro politico”.


×

Iscriviti alla newsletter