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Renzi? Non è il cambiamento. Parla Fioroni (Pd)

Il vero cambiamento? Non è Renzi, lascia intendere l’ex ministro dell’Istruzione e anima cattolica del Pd, Beppe Fioroni, ma un nome condiviso per la successione di Giorgio Napolitano al Colle. Senza del quale non sarebbe possibile chiudere la pluriennale stagione delle contrapposizioni e della “politica a somma zero”. Chi discute oggi di altro insegue “la contrapposizione e la divisione”.

Il Pd a trazione Bersani crede sia definitivamente archiviato?
“Io sono fermo alle cose che dobbiamo fare oggi, ovvero evitare di innescare il big bang del Paese facendo saltare l’elezione di un capo dello Stato largamente condiviso. Questo sarebbe il vero cambiamento, con un Presidente ella Repubblica eletto dal Parlamento in maniera collegiale che chiuda la stagione dei nemici da battere, della politica a somma zero, del fatto che non ci si possa confrontare anche in modo aspro ma poi trovare un accordo sugli interessi generali. In questi termini vedo la vera fonte di cambiamento. Qualunque altro tipo di dibattito, compreso dove finirà il Pd, cosa faranno Renzi e Bersani, penso vada fatto un momento dopo l’appuntamento per il rinnovo del Colle. Tutti coloro che sono intenzionati a discutere di altro oggi hanno come obiettivo l’elezione di un capo dello Stato che favorisce la divisione e la contrapposizione. Ciò significherebbe bloccare la vera innovazione post seconda Repubblica”.

Ma condivisione al momento non sembra esserci, se non sulla permanenza di Napolitano al Quirinale: solo una boutade?
“Napolitano è stato un ottimo Presidente, a mio parere perfettamente riconfermabile. Non è stato oggetto della volontà di ricandidarlo, dal momento che le sue prese di posizione sono state estremamente nette. Avremmo corso il rischio di tirare per la giacca una personalità a cui l’Italia deve molto”.

Esiste un complesso della sinistra delle segreterie nei confronti di forme riformatrici più ampie?
“Ciascuno di noi proviene da una storia di grande contrapposizione, per questo offro una straordinaria valutazione dell’elezione di un capo dello Stato a larghissima maggioranza. Ciò consentirà di aprire una nuova pagina, grazie alla quale non solo sarà possibile rompere lo stallo terribile in cui ci troviamo, ma verranno archiviati gli arroccamenti, i divisori che sono vissuti di contrapposizioni: berlusconiani contro antiberlusconiani, renziani contro bersaniani, destra contro sinistra. Categorie obsolete. Per cui ai divisori non si potranno che sostituire coloro che vorranno essere costruttori di un nuovo Paese”.

Alcuni lo interpretano come un attacco alla nomenklatura del Nazareno: ma come mai nel resto d’Europa quello che ha chiesto Renzi è chiamato semplicemente ricambio?
“Le dico la verità, non mi preoccupo di cosa chiede Renzi, né mi sento da lui particolarmente attaccato. Mi definirei perfettamente rassicurato e garantito solo da una legge elettorale cambiata, dove a scegliere chi si candida non è più il segretario del partito ma i cittadini con le preferenze. A quel punto, rottamati, rottamandi ed entranti saranno decisi dagli elettori: tutto più limpido, semplice e lineare”.

twitter@FDepalo


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