E’ una storia familiare e di rapporti intrecciati nella Bologna cattolica quella di Romano Prodi. Dove incontri e ramificazioni di rapporti personali possono essere un’utile cartina di tornasole per comprendere meglio relazioni politiche e dinamiche economiche.
Punto di avvio: l’Università
Oltre a Romano, ben cinque suoi fratelli sono o sono stati docenti universitari. Tra cui Giovanni all’Università di Pisa, Giorgio docente di Patologia Generale all’Università di Bologna, Paolo preside della Facoltà di Magistero bolognese e rettore dell’Università di Trento dal 1972 al 1977, tra i fondatori dell’Associazione di cultura e di politica “il Mulino”. Convola a nozze con Flavia (anche lei docente a Bologna alla facoltà di Scienze politiche) nel 1969, e l’omelia fu officiata dall’attuale Cardinale Ruini. Non ha mai preso la tessera della Dc, pur facendo parte del governo Andreotti nel ’78 come ministro dell’Industria.
Prodi e il clan bolognese (e romano)
Essere allievo di Beniamino Andreatta non è stato un passaggio trascurabile della sua carriera, al pari della sua non avversione al compromesso storico tra Dc e Pci. Ma la sua storia politica nasce nel ’63 nella sua Emilia, dove fu eletto consigliere comunale, anche se pochissimo tempo dopo fece un passo indietro, preferendo la vita accademica a Bologna. Ma il dado era tratto, al pari delle buone frequentazioni. Ecco il primo incarico manageriale in Maserati e nella società nautica Callegari e Ghigi: compito del presidente era di risanarle in quanto in grosse difficoltà. Ma i benefici giunsero quando Prodi passò la mano. Da ministro poi si rese protagonista di uno storico decreto legge che porta il suo nome per regolamentare la procedura di amministrazione straordinaria dello Stato per il salvataggio delle grandi imprese in crisi. L’anno successivo il balzo all’Iri che non era una semplice istituzione statale ma il più influente ente pubblico sotto cui c’erano numerose società in diversi settori economici e che in quel momento si trovava in fortissime difficoltà economiche. Nei sette anni a guida Prodi il patrimonio dell’Iri fu dimezzato, per via della cessione di importanti gruppi come Alfa Romeo e Fiat. Per dirne una, la Ford aveva offerto 2.000 miliardi in contanti per l’Alfa Romeo, ma Prodi scelse la Fiat che ne offriva 1000 (e in più a rate).
Il canestro di Rovati
Il suo braccio destro era l’ex cestista Angelo Rovati (autore del fu piano-scorporo Telecom che fece imbufalire Marco Tronchetti Provera), che si dimise poco dopo da dipendente della Banca Rothschild affermando che “comunque resterò sempre un fedelissimo”. Passando per tre immobiliari Antelao, Simbuleia e Aquitania. Tutte con sede in via Castiglioni 21 a Bologna, presso lo studio di Piero Gnudi, presidente dell’Enel e commercialista di fiducia dello stesso Prodi. Un indirizzo frequente nella vita di Prodi: lì aveva sede anche la Analisi e Studi economici srl, raccontata dal Daily Telegraph per consulenze da 1,4 milioni di sterline ricevute secondo il magazine inglese dalla banca americana Goldman Sachs. A cui Prodi è stato molto legato. Ma Rovati è un nome rilevante nella storia politica di Prodi. Cestista e moroteo, acquistò per giunta la squadra di basket del Forlì con uno sponsor mica da poco (Omnitel), e frequenta Prodi anche per via di amicizie comuni come Giancarlo Tesini, ministro Dc dei Trasporti. E ne “costruisce” di importanti, come quella con Gardini. Rovati si mostra anche interessato a fondi e immobili. E con la passione per gli States dove addirittura accompagna Prodi da Clinton e dall’ex collega cestista Bill Bradley, imprenditore nel ramo catering.