Ancora “luci e ombre” quando si parla di calcio italiano. Secondo il report 2013 presentato di recente a Roma, nella stagione 2011-2012 il valore della produzione delle tre leghe professionistiche (serie A, B e LegaPro) è stato pari a 2,7 miliardi di euro (l’82 di questo valore è collegato alla prima divisione, il 14%& alla B e il restante 4% alla LegaPro), in crescita del 7% sulla stagione precedente. In aumento dell’8,8% anche i debiti della serie A, pari a 2,9 miliardi, che rappresentano l’83% delle passività di tutta la massima divisione.
Secondo il Report calcio elaborato dalla Figc insieme alla Fondazione AREL (presieduta da Enrico Letta/PD) e da PWC, nella stagione 2011-2012 la serie A ha registrato un calo dell’1,6 % di spettatori, mentre la B (guidata da Andrea Abodi e dal d.g. Paolo Bedin) presenta un aumento del 22,6 %.
Questi dati sono dovuti principalmente all’ineguatezza degli stadi, che hanno un’età media di 57 anni e 15 sui 36 totali (tra A e B) non presentano i requisiti per accedere al livello minimo imposto dall’Uefa (organo di governo/controllo del calcio in Europa).
Nella scorsa stagione il costo della produzione è cresciuto del 4,9% e la crescita dei ricavi non è stato sufficiente per far raggiungere alle società un risultato positivo. Le perdite, aumentate negli ultimi cinque anni, hanno avuto un calo del 9,8 % nell’ultima stagione. Non era mai successo nell’analisi FIGC-AREL-PWC dell’ultimo quadriennio.