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La mossa a sorpresa di Bersani: primarie per il Capo dello Stato

Una fronda interna ne chiedeva le dimissioni e invece Pierluigi Bersani ha stupito tutti indicando la strada inedita di una sorta di primarie interne, che dovrebbero trovare un nome alternativo a quello di Franco Marini. Per l’ex sindacalista due le fumate nere, che hanno spinto il segretario dei democratici – in rotta con Matteo Renzi, Nichi Vendola e buona parte del Pd – a correre ai ripari.
Quella di Bersani più che un’invenzione è una mossa obbligata, che gli consente di rimettere insieme, almeno per un po’, i cocci di una vita parlamentare iniziata con il piede sbagliato a causa della mancata formazione di un governo, ma che rischia di complicarsi ulteriormente con l’elezione di un Capo dello Stato che potrebbe vedere i deputati piddini muoversi in ordine sparso.

UNA FASE NUOVA
Bersani, Si è entrati in una “fase nuova”, di cui è necessario “prendere atto” e spetta al Pd “fare una proposta”. Lo ha detto il segretario Pd Pier Luigi Bersani: “Bisogna prendere atto di una fase nuova. A questo punto penso tocchi al Partito Democratico la responsabilità di avanzare una proposta a tutto il Parlamento. Questa proposta sarà, come nostro costume, decisa con metodo democratico nell’assemblea dei nostri grandi elettori”.

L’OPINIONE DI GRILLO
Il Partito democratico “si sta spaccando in 2 o 3 correnti” a causa della votazione per il presidente della Repubblica, ha detto dal canto suo Beppe Grillo, il cui partito punta all’elezione di Rodotà. Da Trieste il leader 5 stelle ha detto: “Non sto gioiendo, non sono contento nel vedere gente che brucia la tessera del Pd davanti a Montecitorio, non mi fa piacere”.

L’AFFONDO DI RENZI
“È evidente che Marini è saltato…”, ha detto, commentando il primo voto per il Quirinale, Matteo Renzi. Il sindaco, parlando a Firenze in partenza per Roma, ha anche precisato che “non vedrà Bersani”. Stasera, infatti, sono previsti incontri con i parlamentari che fanno riferimento a Renzi.

IL FLOP DI MARINI
Le parole del sindaco di Firenze commentano il flop della candidatura di Franco Marini che non solo non ha retto all’accordo Pd-Pdl-Scelta Civica ma si è fermato a quota 521, ovvero 151 voti in meno del quorum dei 2/3 necessario (cioè 672) per l’elezione. Voti mancanti non solo dal Pd, come previsto dopo l’infuocata assemblea di ieri sera dove in 120, tra contrari e astenuti, si erano espressi contro l’ex presidente del Senato, ma anche – è il sospetto, conti alla mano – da Pdl, Lega e Scelta Civica.
Marini ha però fatto sapere che non farà passi indietro, puntando forse su un’elezione dalla quarta votazione.

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