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La sfida di Monsanto per il cibo del futuro

L’agricoltura giocherà nei prossimi anni un ruolo cruciale nelle politiche degli Stati. Il soddisfacimento della domanda crescente di cibo sarà uno dei problemi primari da affrontare per una popolazione mondiale che cresce o vive più a lungo in modo costante tanto nei Paesi occidentali quanto in quelli in via di sviluppo.

La Fao – l’organizzazione per il cibo e l’agricoltura delle Nazioni Unite – ha calcolato che entro il 2050 ci sarà bisogno del 70 per cento in più degli alimenti prodotti oggi. In meno di mezzo secolo potremmo dover produrre più cibo di quanto non ne sia stato necessario in 10mila anni di agricoltura.

Il tema è per ora confinato a dibattiti tra addetti ai lavori, ma potrebbe diventare presto un importante punto geopolitico.

A chiedersi quale sarà il futuro del cibo è il gigante delle biotecnologie Monsanto.

Per Michael Doane, vicepresidente delle politiche agricole sostenibili della compagnia americana, aumentare la produzione in modo significativo è alla portata degli agricoltori, sebbene necessiti sforzi e un cambio di mentalità.

“Oggi gran parte dei terreni agricoli coltivati è gestito in modo sub-ottimale” è convinto Doane. “Solo il 10 percento delle terre coltivate del mondo sta utilizza oggi i benefici delle biotecnologie e ancora meno sono i campi dove vengono adottate tecniche di aratura all’avanguardia”.

Secondo Doane, “quello di cui la popolazione mondiale ha bisogno – sostiene – è di più cibo di migliore qualità, che venga prodotto attraverso una diversificazione maggiore delle colture, uno sfruttamento più efficente e razionale delle risorse naturali e un rinnovato rispetto per l’ambiente”.

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