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Lega, la ricetta di Maroni contro le divisioni

Non si deve ridurre lo strappo consumatosi ieri sul fronte veneto e culminato con ben 35 espulsioni con una semplice e riduttiva dicotomia Maroni-Bossi.

In realtà c’è molto di più nelle inquietudini che sin dall’inizio della segretaria di Maroni agitano il Carroccio. C’è l’indiscutibile superamento di un registro simbolico e identitario storico e c’è il tentativo di far digerire alla base un nuovo modello, rinnovato sia dal punto di vista dell’organizzazione che da quello della missione.

L’originalità dell’identità veneta della Lega con l’enfatizzazione dell’eresia della Liga” “serenissima” esiste da sempre nella storia del movimento e proprio la vittoria politica di Bossi a metà degli anno Ottanta fu quella di riuscire a saldare questa venatura con quella da sempre più pragmatica del leghismo lombardo.

Il Senatur lo fece in realtà con delle epurazioni molto più eclatanti di quelle a cui abbiamo assistito e per certi versi la frattura con Franco Rocchetta patron della Liga Veneta fu il punto di partenza per consolidare il progetto leghista e renderlo meno localistico e di rilevanza nazionale. Da quel momento ed interrottamente Bossi in virtù del suo carisma fondativo è sempre riuscito a surrogare con una rappresentanza politica le rivendicazioni geografiche, dialettali, identitarie dell’ortodossia veneta, che pone la “Serenissima” Venezia come centro indipendente. Cessata l’epopea carismatica bossiana, tuttavia per Maroni si presenta adesso una nuova sfida di tenuta interna. Da vincere senza particolari culti carismatici ma ponendosi, qui la discontinuità, come guida “laica” di un progetto perlopiù amministrativo materiale.

Riuscire a rintuzzare le spinte centrifughe di quelle componenti che nel Veneto irrequieto da sempre si sono nutrite e corroborate di venature identitarie e di liturgie messianiche (basti pensare agli attacchi scenografici al Campanile di San Marco), tarando la propria leadership su di un’organizzazione solida e strutturata senza lesinare però democrazia interna. Questo il sentiero stretto di Maroni per condurre la Lega al riparo da faide intestine e fratture territoriali.

Filippo Salone, autore del saggio “Il fenomeno leghista, perché nasce, perché si afferma”, Rubettino 2009.



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