La rielezione di Giorgio Napolitano è “la morte della Repubblica” italiana. Parole nette, quelle di Beppe Grillo, che in un nuovo post torna ad attaccare i partiti per la scelta di puntare sul capo dello Stato uscente. Una decisione che il comico, intervenuto a Roma in conferenza stampa il giorno dopo la votazione, ha definito “un golpettino furbo”.
LA LINEA DI GRILLO
Fino alla fine Grillo ha provato a far passare il candidato del Movimento 5 stelle, Stefano Rodotà, arrivato terzo alle Quirinarie, le consultazioni online sul suo blog.
Per riuscire nell’intento aveva aperto al Pd, chiedendo a Pierluigi Bersani di sostenere il giurista in cambio di segnali distensivi per la formazione di un governo di scopo di democratici e grillini.
Nulla da fare. Dopo le defezioni di Franco Marini e Romano Prodi, la scelta del Parlamento è ricaduta su Napolitano, che ha accettato di svolgere un secondo mandato spinto dal pressing di Pd, Pdl e Scelta civica.
LA MORTE DELLA REPUBBLICA
Nel commentare la rielezione di Napolitano, Grillo prova a sintonizzarsi al lato emotivo dei suoi elettori. “Ti senti come il giorno dopo la scomparsa di una persona cara”, scrive. “Quella indefinibile mancanza che provi dentro, che non riesci ad accettare e che sai ti accompagnerà troppo a lungo. La Repubblica, quella che si dice democratica e fondata sul lavoro, ieri è morta”.
L’ITALIA SCONFITTA COME AI MONDIALI
Seguendo le orme di un possibile “inciucio”, il leader grillino usa parole al vetriolo contro quella che considera una deludente classe politica. “Pensi al sorriso raggiante di Berlusconi in Parlamento, risplendente come il sole di mezzogiorno, dopo la nomina di Napolitano, e ti domandi come è possibile tutto questo, pensi ai processi di Berlusconi, a Mps, alle telefonate di Mancino, ai saggi e alle loro indicazioni per proteggere la casta. Sai che alcuni di loro diventeranno ministri. Ti viene lo sconforto”.
Poi una metafora calcistica: “L’Italia ha perso e, non so perché, mi viene in mente il pianto disperato di Baresi dopo la finale persa ai rigori con il Brasile nel 1994”.
NAPOLITANO? UN PIANO B
La riconferma del Capo dello Stato è per il comico genovese l’ancora di salvataggio di un piano orchestrato dai partiti per rimanere al potere, rovinato dal nome di Rodotà. “Tutto era stato predisposto con cura. Un governissimo, le sue “agende” Monti e Napolitano, persino il nome del primo ministro, Enrico Letta o Giuliano Amato, e un presidente Lord protettore dei partiti. Uno tra Amato, D’Alema o Marini avrebbe dovuto essere l’eletto. Rodotà ha rovinato i giochi. Ed ecco il piano B con il rientro di Napolitano che fino al giorno prima aveva strenuamente affermato che non si sarebbe ricandidato. E di notte, in poche ore (minuti?) si è deciso (ratificato?) il presidente della Repubblica e la squadra di governo. Chiamala, se vuoi, democrazia”.
IL VERO VOLTO DEI PARTITI
È già in campagna elettorale, Beppe Grillo, che nella sua analisi invita i militanti a tenere duro e ripropone il consueto dualismo tra Movimento 5 stelle da un lato e partiti dall’altro, tra cittadini e casta, senza distinzioni di sorta. Il movimento è “l’unica opposizione, l’unico possibile cambiamento. Il Partito Unico – aggiunge – si è mostrato nella sua vera luce. Noi o loro, ora la scelta è semplice. Coloro che oggi sono designati al comando della Nazione sono i responsabili della sua distruzione. Governano da vent’anni. Per dignità dovrebbero andarsene, come avviene negli altri Stati. Chi sbaglia paga. E chi persevera paga doppiamente. Entro alcuni mesi l’economia presenterà il conto finale e sarà amarissimo. Dopo, però, ci aspetta una nuova Italia”.