Oggi è il primo giorno del nuovo corso della presidenza Napolitano. Il presidente più garante della Costituzione, divenuto di fatto un presidentissimo gollista. La nazione si è rivolta a lui, ieri mattina, in un corale appello che è suonato subito come un grido di aiuto.
Mentre Bersani affonda nell’abisso di un Pd macerato dalle lacerazioni, la settimana inizia nel segno del governo di scopo. Da domani le consultazioni andranno velocemente verso un incarico, probabilmente ad Amato, che riceverà immediatamente la fiducia dei partiti che hanno sostenuto re Giorgio. Ebbene, alcune considerazioni vengono da sé. Berlusconi e il Pdl saranno trainanti, grazie al vigore e alla spinta vincente con cui sono usciti da questo voto quirinalizio, e il Pd, senza segreteria e in procinto di celebrare una nuova Bolognina, andrà al traino.
La scommessa ultima è arginare l’ondata grillina con un buon governo che attui, innanzi tutto, gli obiettivi indicati dai saggi. Le riforme non sono soltanto possibili, ma ineluttabili. Nessuno ha la forza di opporvisi: non la sinistra radicale, non l’antipolitica. Già è visibile, comunque, la perdita di slancio di M5S, prodotta dalla fine della crisi di governo.
Adesso il Paese può rialzarsi, può sperare di essere traghettato fuori dalle secche, sebbene i problemi veri, disoccupazione, crisi economica, eccetera, siano lì ad attendere.
Il domani nessuno lo conosce. Ma possiamo essere certi, perlomeno, che sarà meno rosso e meno nero di ieri.