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Quando Marini era contro il Pd. Aneddoti e curiosità

Un uomo d’esperienza, testardo ma aperto al confronto. I giornali italiani tracciano un profilo pressoché identico di Franco Marini, uno dei nomi più accreditati alla presidenza della Repubblica.
Se invece si parla del suo futuro al Quirinale il discorso si complica. Sarà la scelta giusta? Ecco ritratti, aneddoti e curiosità di alcune delle principali testate.

NON CHIAMATELO UOMO NUOVO
Sulla Repubblica di oggi, l’editoriale di Massimo Giannini tesse le lodi del Marini politico, che “merita il massimo rispetto”. La sua storia parla per lui, aggiunge, descrivendolo come un “democratico sincero e antifascista convinto. Non è sospettabile di cedevolezze, sulla linea del Piave della difesa della Costituzione e dei poteri dello Stato. Uomo di esperienza collaudata, e oltre tutto con il cuore e il cervello immersi da sempre nel corpo vivo della società italiana, che soffre i morsi della recessione e della disoccupazione”.
Tuttavia, fa notare Giannini, “dopo la mossa “vincente e convincente” sui nuovi presidenti di Camera e Senato, Pierluigi Bersani (nell’occhio del ciclone) aveva anche indicato i due requisiti fondamentali per la selezione del nuovo Capo dello Stato. “Competenza” e “cambiamento”. Qui c’è uno scarto visibile tra obiettivo e risultato. Marini – che ha scatenato molti malumori su Twitter e fra Renzi e i renziani ha certamente grande competenza, ma in tutta onestà non si può affermare che Marini rappresenti il Cambiamento”.

QUANDO SI DIFESE PER UNA CASA AI PARIOLI
Il Corriere della Sera dipinge un ritratto umano di Marini, raccontandone pregi e spigolosità. Un uomo dal sangue freddo, lo descrive in un pezzo di Enrico Marro, riportando il suo vecchio soprannome, “lupo marsicano”, dovuto alle sue origini aquilane.
Un nome, il suo, che per il Corriere è stato scelto allo scopo di unire centrodestra e centrosinistrache hanno imparato ad apprezzare le doti di equilibrio e imparzialità di Marini presidente del Senato. Oggi i suoi 80 anni compiuti, i capelli bianchi e il vezzo della pipa gli danno un’aria da saggio”, scrive Marro che da anni segue anche i leader sindacali per il quotidiano di via Solferino diretto ora da Ferruccio de Bortoli.
Se diventerà presidente “ricorderà Sandro Pertini”: per lo stile appunto, ma anche per la provenienza da una famiglia umile e numerosa e per i trascorsi da sindacalista. I suoi ex colleghi in Cisl – rammenta il quotidiano – ne ricordano le doti da gran lavoratore, da abruzzese testardo e “la sobrietà.
Una fama da uomo semplice macchiata solo nel 2007, quando si trovò sulla stampa per lo scandalo Affittopoli e un appartamento dell’Inps ai Parioli.
Nell’occasione si difese dalle accuse con le unghie e con i denti, caratteristiche che, unite alla sua capacità di raggiungere accordi, secondo il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ne faranno “il prossimo presidente della Repubblica”.

UN UOMO DAL “LOW PROFILE” CHE NON SCATENA OBIEZIONI
Diretto come sempre il commento di Giuliano Ferrara, che dalle pagine del suo quotidiano, “Il Foglio”, spiega il nome di Marini come l’uomo giusto al momento giusto: “È un po’ una pecetta, non ha uno standing internazionale persuasivo, non è la cura da cavallo che a molti sembra necessaria, ma è anche un tipo dignitoso, low profile, che non solleva tremende obiezioni se non negli ambienti che tentano la scalata al colle del Quirinale in nome di confusi progetti di palingenesi valoriale e di folli prospettive di assalto al primato e alla serietà della politica, cavalcando una tigre demagogica spesso del tutto irragionevole e guidata solo dall’istinto a uccidere l’Arcinemico”.

QUANDO MARINI ERA CONTRO IL PD (E FECE CADERE PRODI)
Torna indietro nel tempo Il Messaggero, che nel descivere la scalata di Marini nel mondo politico italiano, racconta aneddoti che anticipano la nascita del Partito Democratico e spiegano il suo non facile rapporto con Prodi.
La sua segreteria nel Partito Popolare coincise con l’arrivo a Palazzo Chigi di Romano Prodi. L’uscita di Rifondazione Comunista dalla maggioranza mandò il governo a gambe all’aria. È storia nota che Prodi alla Camera non trovò per un soffio i voti necessari per continuare. E molti hanno puntato il dito su un complotto contro Prodi ordito da D’Alema e Marini.
Da allora, e sono passati dieci ani, Marini ha continuato a smentire. “Invenzioni”, “leggende”, “ridicole falsità”.”
Il rapporto con Prodi, del resto, non è mai stato facilissimo ricorda Il Messaggero. “Marini ha sempre avuto resistenze a mettere la parola fine all’esperienza del partito di ispirazione cristiana. Non ha mai visto di buon occhio l’idea di congiungere tutte le forze politiche riformiste. Quando lasciò la segreteria del partito popolare, nel ’99, lo fece con un discorso che esortava i suoi a dire no “al partito unico del centrosinistra”. La scelta del Pd, all’inizio, l’ha vissuta come una necessità imposta dalle circostanze”.


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