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Renzi non ci mollerà, ma il Pd non lo snobbi. Parla Ivan Scalfarotto

“Renzi non andrà via” dal Nazareno, osserva il vicepresidente del Pd Ivan Scalfarotto, anzi, lo trasformerà dall’interno sull’onda di ciò che accade nei grandi partiti americani o inglesi, dove convivono più anime sotto lo stesso tetto politico. Ma il partito, avverte, non sbagli per la seconda volta e non perda il treno del rinnovamento.

Cos’è più probabile nel Partito democratico, la scissione o che si presenti al voto con Renzi leader?

“Sicuramente non la scissione del partito che in passato credo abbi attraversato prove ben più complicate di questa. A distanza di anni c’è un senso di appartenenza che rimane. Alle urne con Renzi candidato non so se sia una probabilità, ma certamente è un mio auspicio. Se tra pochi mesi o tra un anno, questo lo vedremo”.

Quanto potranno influire sulla scelta finale, da un lato la fronda dei grillini pro Pd, e dall’altro la voglia di fare presto manifestata dal Pdl?

“Più che un sostenitore, sono stato fra quelli che sperava che gli eletti del M5S si rendessero conto del fatto che i propri elettori li avessero mandati in Parlamento non a scaldare lo scranno ma a propiziare un cambiamento. Per questo auspicavo che essi sostenessero un governo in quella direzione. Le elezioni della Boldrini e di Grasso sono state un sintomo proprio di quel cambiamento. Ma fino ad ora non è stato così, per cui mi chiedo che senso abbia incaponirsi nel chiedere, anche un po’ col cappello in mano, una disponibilità che purtroppo, aggiungo io, non c’è. Allora Renzi ha ragione a dire che se i Cinque Stelle non ci stanno, delle due l’una: o si arriva ad un accordo di scopo col Pdl, o si vota”.

É verosimile una scomposizione degli attuali poli con a sinistra i camussiani alla Fassina, i liberalriformatori di Renzi e infine i destrosi Meloni e Storace?

“Semplicemente sarebbe ancora una volta un’anomalia tutta italiana. Nelle grandi democrazie convivono, a sinistra come a destra, anime diverse. Penso ai grandi partiti americani, o a quelli britannici, non vedo perché ciò non debba accadere anche in Italia. Io plaudo al fatto che Renzi da sempre dice di essere nel Pd e di volerci restare per farlo evolvere. Ma soprattutto perché secondo me i partiti devono essere due”.

Anche Valerio Onida paradossalmente ha dato ragione al sindaco di Firenze: come giudichi i saggi, tempo perso o guadagnato?

Mettiamola così: quello che direi è che chi ha insinuato che Renzi parla come Berlusconi dovrebbe rendersi conto che invece Renzi parla come la gran parte degli italiani, cittadini e imprese. Chiedere che si faccia un governo e che il Parlamento cominci finalmente a lavorare, non è una roba da Berlusconi, ma da elettori preoccupati per una situazione che si sta pericolosamente avvitando su se stessa.

Che ne sarebbe del Pd se perdesse il treno Renzi?

Lo ha già perso una volta e non mi pare che gli esiti siano stati un granché.

twitter@FDepalo


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