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Andreotti e la finanza bianca: uomini, relazioni e misteri

Finanza e Curia sono due filoni che si intrecciarono spesso nella vita del senatore Giulio Andreotti.
Due settori – scrive il vaticanista del Sole 24 ore, lo scrittore e giornalista Carlo Marroni – “vissuti come convergenze parallele, come dimostrano i molti episodi che hanno costellato (e spesso gettato ombre oscure) la sua lunga” esistenza.

LE RELAZIONI “PERICOLOSE”
Nel corso degli anni – rileva Marroni – Andreotti entrò in contatto “con Michele Sindona, da lui elogiato pubblicamente, con lo Ior, dove si sono addensati sospetti di suoi conti segreti, e i sospetti in altri casi, come il crack di Gianbattista Giuffrè, “il banchiere di Dio”.

L’ATTENZIONE ALLA FINANZA BIANCA
Andreotti – si legge sul quotidiano economico di Confindustria – “prestò sempre molta attenzione (qualche volta disinvolta) verso la “finanza bianca”, contrapposta sia a quella nordica di matrice liberale sia a quella laica che per molti decenni ha ruotato attorno a” Enrico Cuccia e “Mediobanca”.

IL SISTEMA DI POTERE
Nel corso degli anni sono cresciuti attorno al senatore a vita “finanzieri e banchieri del calibro di Cesare Geronzi e Sergio Cragnotti. Ma anche figure non poco discusse come Giuseppe Ciarrapico, cui fu affidata la strategica mediazione sul caso Mondadori”.
Le relazioni andreottiane in economia e finanza – prosegue Il Sole 24 ore – “hanno potuto contare negli anni su un peso massimo come Lamberto Dini, dal 1979 al 1994 dirigente della Banca d’Italia, una sorta di contraltare al laico di formazione azionista, Carlo Azeglio Ciampi, da Andreotti mai ricevuto a Palazzo Chigi”.

LA POLITICA DEI PICCOLI PASSI
Un sistema di relazioni e potere finanziario-immobiliare che, tuttavia, – scrive Marroni – non ha mai rappresentato un disegno strategico. In perfetto stile di pragmatismo andreottiano, dove la politica dei piccoli passi (e il più delle volte “dei due forni”) era il progetto in sé.



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