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Andreotti, l’Italiano. Il ricordo di Adornato

È un ritratto che va oltre la mera politica quello che il deputato dell’Udc Ferdinando Adornato (nella foto) traccia il giorno della scomparsa di Giulio Andreotti.
L’ex senatore a vita, dice Adornato, “non è solo un rappresentante a pieno titolo di una grande storia politica italiana, cosa riconosciuta anche dai suoi detrattori, ma è riuscito a essere qualcosa di più. È stato capace di incarnare uno degli “idealtipi” antropologici del nostro Paese, ha rappresentato “l’Italiano.

L’andreottismo – crede Adornato – “non è stato solo un metodo di governo, ma un sentimento che è corrisposto a quello degli italiani in quel determinato periodo. La sua persona ha riguardato l’immaginario collettivo. Ora, questo idealtipo lo si può giudicare bene o male, ma rappresentava un modo di ragionare e di essere, con quell’arguzia che è stato il motore dell’economia italiana nel mondo“.

Poi, “a un certo punto quel modello non ha più funzionato, perché i tempi e di conseguenza il mondo sono cambiati. Dopo di lui solo Silvio Berlusconi è riuscito a essere un altro idealtipo, ma la differenza tra i due sta nel fatto che Andreotti prometteva, magari poco, e poi faceva. Berlusconi no. I nuovi tempi non hanno trovato interpretazioni adeguate. Poteva piacere o non piacere, ma nel tempo di Andreotti gli italiani sapevano chi erano; dopo non lo hanno più saputo”.

Sulla fase finale della sua vita, Adornato crede che “come chi ha rappresentato molto del suo Paese, anche Andreotti è stato demonizzato quando gli italiani non si sono più riconosciuti in lui, perché in realtà cercavano di allontanarsi da sé stessi“.

La sua – conclude il deputato Udc – “è stata un’Italia importante, che ancora pesa. Non abbiamo mai voltato la pagina della Prima Repubblica e tutte le ansie attorno alla sua figura denotano l’attesa per una nuova interpretazione della società”.



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