Skip to main content

Beppe Grillo perde le comunali ed evoca lo spettro del colpo di Stato

Evocare lo spettro del colpo di Stato tocca in Italia corde delicate. Non è del tutto lontano il ricordo degli anni bui del fascismo. Ne serbano memoria le montagne di Sant’Anna di Stazzema, alcuni maestosi monumenti nella Capitale e persino la crisi istituzionale in corso, figlia di un impianto legislativo studiato dai Padri costituenti per arginare quel pericolo, ma inadatto a fronteggiare i tempi moderni.

Beppe Grillo questo lo sa, così come sa bene qual è la forza evocativa di un allarme di quel tipo. E non può che porre alcune domande la comparsa sul suo blog di un’intervista a Massimo Fini che ammanta le coscienze dell’idea che l’Italia sia preda di una sorta di dittatura strisciante.

SIAMO IN UNA DITTATURA?

Eventualità ancora più bizzarra se a dichiarare il pericolo di una deriva autoritaria è un intellettuale e un polemista anarchico e contro corrente come Fini, un giornalista che è stata firma di punta di riviste di destra e anche di destra radicale come il Borghese e l’Indipendente, oltre che del Giorno e ora del Fatto Quotidiano.

In Italia – dice Fini – un colpo di Stato in senso tecnico non c`è, c’è però una situazione che equivale a un colpo di Stato, nel senso che c’è una classe politica compattata e supportata dal presidente della Repubblica, che oltretutto ha raddoppiato il mandato, che di fatto cerca di impedire che le spinte che vengono dalla società vengano calmate e obnubilate”.

L’intellettuale, scrittore e giornalista Massimo Fini

In pieno stile grillino, anche per Fini è tutto da buttare. Tutto fa parte dello stesso, marcio calderone. “Il colpo di Stato – è scritto – in realtà è avvenuto da molti molti anni, da quando i partiti, che sono delle associazioni private, hanno occupato tutto, cioè hanno occupato le istituzioni, il governo, la Presidenza delle Repubblica, le regioni, i comuni, le aziende municipalizzate, il para stato, la Rai, in una certa misura anche i giornali, le terme, i conservatori, i teatri. E quindi sono loro gli autori del colpo di Stato. Anche se oggi assume caratteristiche più evidenti, perché questa classe politica insidiata dal disagio sociale, dal Movimento 5 Stelle, dall’astensione, si è compattata”.

IN PIENA CRISI

Bene, la libera espressione è il sale della democrazia. E probabilmente l’Anpi, l’associazione dei partigiani, testimone di quella che è stata una vera dittatura, non querelerà il comico come egli intenderebbe fare con Milena Gabanelli.

Resta il fatto che la debacle alle elezioni comunali ha forse sancito per il Movimento 5 Stelle un punto di svolta, la sua prima vera crisi politica. In questo quadro di totale confusione, la pubblicazione del commento di Fini ha il sapore di una perdita di lucidità di Beppe Grillo, che rischia di portare fuori dai binari il Movimento 5 Stelle.

UN COLPO AL MOVIMENTO

Elezioni libere e democratiche come le amministrative hanno inferto un colpo ferale per il M5S, proprio al culmine del discredito dei partiti, del governo di larghe intese e di una recessione che morde; terreno fertile per un movimento come quello di Grillo che invece non ne ha beneficiato.
I primi dati danno i grillini in caduta libera, con percentuali, quando va bene, dimezzate rispetto alle scorse elezioni politiche. Il motivo per Grillo è nell’offensiva che i giornalisti “servi” e la Casta politica hanno lanciato al movimento.

A sentire gli elettori la ragione reale è invece tutta da ricercare nella delusione verso l’operato dei 5 stelle, intenti a chiudere le porte al Pd e ad occuparsi di scontrini, senza offrire risposte concrete al Paese.

L’ULTIMA CARTA

L’impressione in questo caso è che a Grillo non rimanga che giocare l’ultima, disperata carta per fare breccia nelle paure degli italiani. Quella del colpo di Stato.

Io – dice ancora Fini – non so se questo è effettivamente un colpo di Stato in senso formale, perché colpo di Stato è che ci si impadronisce del Viminale, della Polizia… Non ne hanno bisogno, perché hanno in mano già tutto. E non hanno bisogno di impadronirsi della Polizia di Stato! Non hanno bisogno di impadronirsi dei mezzi di comunicazione, ce li hanno! E quindi questo ripeto non sarà un colpo di Stato come lo intende Malaparte, ma è di fatto una situazione di fine della democrazia”.

Il risultato del voto, però, proprio in libere e democratiche elezioni, sembra inequivocabile: la gente si è stancata di credere a pifferai magici, ma chiede solo fatti. Che purtroppo tardano ad arrivare.

Passaparola – Uno, cento, mille colpi di Stato – Massimo Fini


×

Iscriviti alla newsletter